Autore: Lorenzo Grazzi
Evviva! Siamo quasi a Natale e torna il dolce più amato dagli italiani in questo periodo di festa, quello che tutto il mondo ci invidia e che ormai spopola anche nella versione salata: il panettone!
Dalla tradizione Milanese e Cuneese un capolavoro di trigliceridi, colesterolo e felicità che ormai riesce ad abbinarsi con tutti i gusti immaginabili presentandosi con farciture di frutta candita, sciroppata, esotica, alcolica, cioccolatosa, cremosa… tutti amiamo questo dolce da mangiare a sforzo dopo le abbuffate del Natale o per festeggiare con un’indigestione il nuovo anno.
Eh, ma calma con l’entusiasmo perché quest’anno la festa è un po’ a rischio.
In Nuova Zelanda il cambiamento climatico si sta facendo sentire con un preoccupante caldo eccezionale e sebbene ci si possa chiedere cosa diamine centra il caldo in Nuova Zelanda con il panettone, sto per darvi la dimostrazione che il climate change è un problema proprio per tutti.
La Maina, azienda storica che si avvia ai 120 anni di attività, fa sapere che il burro neozelandese usato per la produzione del loro panettone quest’anno rischia di non arrivare a causa del caldo anomalo che inibisce la produzione di latte negli animali d’allevamento.
Per dirla matematicamente: tanto caldo = poco latte, poco latte = poco burro, poco burro = prezzi più alti, prezzi più alti = meno panettoni.
Ero pessimo in matematica ma persino io c’arrivo alla semplificazione per la quale più fa caldo meno panettone mangerò quest’anno a causa della produzione ridotta e dell’aumento dei prezzi.
Le stime attuali parlano di un aumento che va dal 20 al 25 % dei prezzi, con il rischio di una vendita minore di un dolce che, almeno da noi, ha un periodo di produzione piuttosto limitato e che certo non possiamo gustarci in primavera (lì vedremo come se la cavano le colombe!).
Per i panettoni artigianali l’aumento stimato è del 30 % a causa dell’aumento dei prezzi.
A me dispiace dare brutte notizie, ma detesto l’ignoranza, per cui vi dico che non è finita qui: a causa della guerra in Ucraina di cui sentiamo parlare tutti i giorni ma che, tutto sommato, rimane una notizia sullo sfondo dei mondiali in Qatar, anche la farina arriva col contagocce e dal Canada (storico partner della Maina) fanno sapere di essere pronti a chiudere i porti e cessare la fornitura di farina necessaria per i panettoni.
Quindi, è vero che il panettone lo possiamo farcire ormai come ci pare, ma senza burro e senza farina, il rischio è quello di trovarci con una manciata di canditi nel piatto (che nemmeno piacciono a tutti!).