Autore: Lorenzo Grazzi
Tutti ricordano la scena di Dracula diretto da Francis Ford Coppola nella quale il tenebroso vampiro racconta a Mina della fatina azzurra che risiede nell’assenzio capace di stordire i sensi, ma oggi parliamo di un altro liquore ben più antico e ben più stregato.
Il nocino è uno degli alcolici casalinghi più diffusi in Europa, e la sua esistenza era già testimoniata dai Romani che lo avevano scoperto grazie a una popolazione dell’Inghilterra che era solita consumare una bevanda liquorosa di colore scuro ottenuta dalla macerazione delle noci. Quei bricconi di Britanni erano avvezzi al nocino almeno quanto i nostri alpini, ma era per motivi religiosi. Ovviamente.
Il noce, l’albero, è tradizionalmente considerato una delle piante più potenti dai grimori erboristici dei druidi col quale si costruivano anche amuleti e bacchette magiche; perché non farne anche un elisir corroborante?
La tradizione era nota in tutto il nord e centro Europa e ne esistevano versioni anche più mediterranee, ma il motto era sempre lo stesso: alcol e noci un binomio perfetto.
Nel medioevo l’uso di erbe per creare medicamenti e liquori era appannaggio delle streghe che per tradizione celebravano i loro Sabba tutti sesso, droga e nocino proprio sotto le fronde di questo sacro albero.
Nonostante venissero bruciate dall’inquisizione nessuno si sognò di cancellare la tradizione legata a questa bevanda. Si perché fare il nocino non è solo unire noci, zucchero e alcol, è molto di più.
Prima di tutto sappiate che non è che uno si sveglia e decide che si fa il nocino. Eh, no! Il nocino, quello vero, quello delle streghe, si fa nella notte magica per antonomasia, quella tra il 23 e il 24 giugno, la Mezz’estate nella quale Shakespear metteva in scena il suo “sogno” ricco di fate e folletti.
Stabilito che la ricetta deve essere svolta in questa notte vediamo insieme la procedura approvata da Amelia la strega.
Nella notte di Mezz’estate si prenda una vergine. Se non sono disponibili vergini va bene anche una giovane con poca esperienza, dai. Mettetela a letto presto perché sarà una lunga notte per lei. Verso le quattro e mezza svegliatela e speditela a cercare un noce.
L’orario è importante perché i frutti saranno rimasti tutta notte esposti alla rugiada magica, quindi poche storie e via.
Se la vergine se la sente può anche andare fuori con le amiche (non con il fidanzato che non si sa mai rovini la ricetta!) e fare un mezzo after. L’importante è che alle quattro e mezza, quattro e quaranta al massimo sia sotto al noce.
A questo punto dovrà togliersi le scarpe e a piedi nudi scalare l’albero. Per comodità potete scegliere anche un albero piccoletto. Per questa ricetta non è necessario che la vergine dimostri doti acrobatiche.
La ragazza però dovrà raccogliere ventiquattro noci e non una di più! Dovranno essere non del tutto mature e possibilmente senza insetti (che se no il nocino non è più adatto ai vegani!).
La raccolta dovrà avvenire a mani nude e senza l’ausilio di metallo (quindi niente forbici, coltelli e compagnia bella).
Per i druidi il metallo aveva il potere di bloccare le energie quindi meglio non usarlo. Unica eccezione è l’oro, ma se il vostro falcetto d’oro è in lavastoviglie dovrete fare rigorosamente a mano.
Raccolte le ventiquattro noci (e sporcate le mani in maniera pressoché indelebile), dovranno essere lavate in acqua corrente, quindi recatevi insieme alla vergine al fiume più vicino e fate del vostro meglio considerando che saranno le cinque del mattino.
Tornate a casa e tagliate le noci in quattro parti. Sembra facile, ma le birbantelle sono coriacee e rotonde, cosa che le rende perfette per affettarsi un dito. La vergine può usare una cotta di maglia medievale per questo compito o un guanto da altoforno.
Tagliate le noci e riponetele in un barattolo di vetro, aggiungete una stecca di cannella, qualche chiodo di garofano e le scorze di un limone, poi coprite tutto con alcol e richiudete ermeticamente il barattolo.
Visto che si è fatto giorno posizionate il contenitore con le noci e l’alcol in pieno sole, mandate a letto la vergine e andateci anche voi.
Per i prossimi quaranta giorni dovrete ricordarvi di agitare il barattolo una volta al dì in maniera che gli ingredienti si mescolino.
Trascorso il periodo prescritto filtrate e misurate il quantitativo di alcol che avete ottenuto; questo vi servirà perché avrete bisogno della stessa dose in litri di acqua e in grammi di zucchero per realizzare uno sciroppo.
Sciogliete per bene lo zucchero nell’acqua calda, fate raffreddare del tutto e poi aggiungete l’alcol. In alcune ricette si sostituisce l’acqua con il vino bianco, ma è una versione della strega Hazel (nota negli ambienti stregoneschi per avere spesso il gomito alzato… non so se mi spiego).
Imbottigliate il vostro nocino e dimenticatevi di lui per almeno cinque mesi. La tradizione infatti prevede che il nocino delle streghe debba essere bevuto non prima del giorno di Natale, ma in generale più rimane a macerare più sarà buono.