Autore: Silvia Vercesi
Tutte le volte che io e il mio compagno ci imbattiamo in casse automatiche, che siano quelle del cinema, del supermercato o del casello in autostrada, parte il dibattito: lui, pervaso dal pessimismo pensa, anche giustamente, ai posti di lavoro persi e a quanti ne perderemo ancora in futuro; se poi si tira fuori il tema delle varie IA, chat intelligenti e compagnia, che sembrano poter sostituire, non solo i lavori più ripetitivi, ma anche il lavoro intellettuale, beh la cosa si fa veramente grigia.
Io invece, un po’ anche per deformazione professionale, occupandomi per lavoro anche di analisi del rischio, analisi da cui, accertando quelli che possono essere i rischi, si cerca di individuare quelle che possono essere delle opportunità di miglioramento, penso invece che potrebbe essere, per l’appunto, una grande opportunità: è vero che molti lavori spariranno, ma ne nasceranno di nuovi, anche se, ad un certo punto, probabilmente e purtroppo, non in numero tale da compensare quelli persi. Qualcosa del genere è già successo con la rivoluzione industriale, ma questa volta lo scenario sembra essere differente e particolarmente inquietante. Potrebbe pertanto prospettarsi un futuro apocalittico: disoccupazione alle stelle, e quindi molti nuovi poveri e il potere e la ricchezza in mano a pochi, e tutto questo senza nemmeno andare a scomodare ipotesi fantascientifiche che contemplino macchine ribelli e misantrope.
Ma tutta questa spinta tecnologica potrebbe invece essere una grande occasione e opportunità.
Immaginiamo di arrivare con un’astronave su un pianeta dove gli abitanti si dedicano alle arti, allo studio, agli hobby, all’artigianato, a viaggiare, a coltivare relazioni sociali e le macchine fanno i lavori routinari e ripetitivi, questo pianeta potrebbe essere la Terra. Bisognerebbe però ripensare e riorganizzare la società e a come ridistribuire la ricchezza, per esempio con un reddito base universale per tutti (cosa vi ricorda?) e/ oppure, come si è pensato all’estero, mettendo una tassa sui robot, non è detto che queste misure possano essere la soluzione, ma possono rappresentare per lo meno una presa di coscienza di quello che può diventare un problema o un’opportunità, e se nei prossimi anni ci aspetta un futuro utopico e dispotico… beh… questo dipende anche da noi…
ad maiora …