Autore: Sabrina Fava
E dopo 27 estati i Sum41 hanno deciso di chiudere i battenti. Il numero 27 sembra essere una condanna per quanto riguada il mondo della musica, e se non sapete di cosa sto parlando, andate a spulciare in un vecchio articolo pubblicato qui sul Barnabò relativo alla maledizione del club dei 27.
Parliamo di “estati” per svelare il segreto dietro al nome del gruppo: Sum41. “Sum” sta per “summer”, che in italiano significa “estate”, e “41” risiede nel fatto che il quarantunesimo giorno dall’inizio dell’estate di quel lontano 1996 hanno deciso di divenire una band. E diciamocelo, in quegli anni inserire un numero nel nome della band era un must.
Quando il pop punk accompagnava gli ascoltatori anche mentre mangiavano latte e cereali al mattino, in una cittadina di nome Ajax nell’Ontario (Canada) i Sum41 avevano cominciato a spaccare.
Chiunque ha sentito almeno una volta le canzoni “In too deep” o “Still waiting”. Per gli ascoltatori più superficiali può apparire che siano semplici canzoni scaccia pensieri dato il ritmo da “vacanza californiana in minivan”. Tuttavia, le tematiche dietro i pezzi del gruppo punk raccontano storie diverse, storie profonde, storie dolorose. In “Still Waiting” trattano della guerra in Afghanistan. “Hell Song” grida velatamente una denuncia alla piaga che è stata l’AIDS. “My Direction” lancia una supplica nella speranza ci sia una presa di coscienza per quanto riguarda l’elevato numero di suicidi giovanili.
Come in ogni album che si rispetti non mancano le canzoni che tagliuzzano il cuore. Forse è proprio per l’universalità del linguaggio musicale, quel linguaggio che spezza ogni catena e apre ogni porta, che giugnono dritte al cuore con la loro melodia. In “Pieces” la voce spezzata di Deryk Whibley canta della solitudine nel mondo ed è una canzone che per essere compresa non ha bisogno di essere tradotta. Qui non esistono ascoltatori superficiali, investe con la sua potenza e nessuno è in grado di fermarla.
Chi non si è mai ritrovato a canticchiare una canzone dei Sum41? Vi ricordate quando in Gossip Girl c’è quel bacio appassionato fra Blair e Chuck nei sedili posteriori di un’auto? Spero di non aver fatto uno spoiler, nel caso, perdonatemi. Ecco, in quel momento esplode dalle casse “With me” e Dio solo sa quante coppie si sono dedicati le seguenti parole:
I don’t want this moment to ever end
Where everything’s nothing without you
I’d wait here forever just to, to see you smile
‘Cause it’s true, I am nothing without you
(Vorrei che questo momento
non finisse mai
dove tutto è niente, senza di te
aspetterò qui per sempre
solo per vedere il tuo sorriso
perchè è vero,
io non sono niente senza di te)
Ora tornate seri e levatevi le lacrime dagli occhi. Tornate ancora più indietro nel tempo, siamo nel 1999, e pensate a quelle divertentissime commedie americane che parlano di torte di mele perforate da attributi maschili. Quasi l’intera colonna sonora di American Pie si destreggia fra i Blink-182 e i Sum41. E chi se li dimentica quei mattacchioni che ci hanno fatto sputare polmoni dal ridere?
I motivi dello scioglimentodel gruppo punk? Non si sanno. Forse Deryk Whibley con due pargoli fra le braccia ha preso la decisione di dedicare più tempo alla sua nuova famiglia. In ogni caso, come regalo d’addio, finiranno di registrare il nuovo album e termineranno il tour. Ed ora non possiamo far altro che ringraziarli per averci fatto bruciare gli occhi e sfarfallare il cuore per ventisette anni.