Autore: Lorenzo Grazzi
Mi guarda dalla copertina del cd. Una giacca con brillantini e una cravatta un po’ sprezzante, ma sopratutto quello sguardo fiero, di una donna che non si fa piegare e che non vede l’ora di “cantarne” quattro alla vita.
Domenica Rita Adriana Bertè, in arte Mia Martini (Mimì per i più) è stata una delle cantautrici italiane più note del panorama musicale anche all’estero.
La sua storia, però, è quella di una donna come tante, piegata ai giochi maschili e a un mondo non ancora pronto per la sua grinta.
Mia Martini, pseudonimo che ha legato il nome della Farrow (attrice molto amata da Domenica) con la nota bevanda alcolica che negli anni ‘70 era la terza parola italiana più famosa al mondo, ha da sempre voluto essere una cantante per portare la sua voce, ma soprattutto le sue emozioni, sul palco.
La sua carriere è stata un susseguirsi di successi: Padre davvero, Donna sola, Piccolo uomo, Gli uomini non cambiano,Minuetto, capolavori intramontabili della musica che hanno consacrato il mito di Mimì non solo in Italia ma in tutta Europa, complici anche le sue partecipazioni all’Eurovision una nel 1977 (con Libera piazzandosi al tredicesimo posto) e la seconda nel 1992 (dove ottenne la quarta posizione con il brano Rapsodia).
Ma tutti ricordano la rabbia ben espressa nella sua voce così graffiante dai toni blues e afro che all’epoca erano pura innovazione.
La vita però sa accanirsi e Mimì dovette lottare come un leone per restare a galla e sopravvivere alle invidie dei colleghi.
Nel fulgore della sua carriera venne messa in giro la voce che portava sfortuna e la diceria si diffuse come nemmeno il covid, infettando le menti anche dei suoi amici. La sua vita divenne velocemente insostenibile e lei stessa parlava di persone che si toccavano quando la vedevano, amici che facevano gli scongiuri e produttori che la imploravano di non partecipare a gare canore perché altri cantanti si rifiutavano di essere presenti se c’era lei.
Per sette anni Mimì scomparve dalla scena, covando un dolore e una rabbia per quel mondo spietato che le impediva di esprimere sé stessa.
Ma il pubblico non l’aveva dimentica e quando, nel 1989 tornò sulle scene calcando il palco del Festival di Sanremo con il brano Almeno tu nell’universo, fu un trionfo e un’esibizione così disperata, emozionante e implorante verso la vita che rimase tra i brani più amati della musica leggera.
Nella notte dell’11 maggio 1995, all’età di 47 anni, Domenica spirava. La trovarono alcuni giorni dopo con le cuffiette ancora in testa: la musica l’aveva accompagnata in quell’ultima fatica.
Quella di Mia Martini è una storia straziante fatta di luci e intime ombre, di sordidi comportamenti e invidie. Ma è anche la storia di una donna che non si è mai piegata al suo dolore, che ha sempre reagito al punto che è stato necessario schiacciarla per zittirla.
È anche una storia di miserie umane; tra i personaggi dell’epoca che tentarono di porre fine alla carriera di Mimì ci furono la rivale Patty Pravo e il produttore Gianni Boncopagni del quale Domenica disse in un’intervista “La delusione più cocente me la diede Gianni Boncompagni, un amico per l’appunto. Una volta fui ospite a Discoring, lui era il regista. Appena entrai in studio sentii Boncompagni che diceva alla troupe: ragazzi attenti, da adesso può succedere di tutto, salteranno i microfoni, ci sarà un black out.”
Il mondo ha perso l’occasione di ascoltare altri meravigliosi brani di Mia Martini, ma forse questa storia può insegnare a rispettare le altre persone.
Una diceria, nata come una burla, è stata in grado di indirizzare gli eventi.
Penso al quotidiano, quando la nostra collega ci risponde stizzita e noi pensiamo “avrà le sue cose”, o quando ci viene da pensare “quella ha bisogno di c***o”, o quando il nostro il nostro vicino di casa non porta a casa una ragazza ogni sera e subito ci viene da dire “sarà finocchio”… ecco, ricordiamoci che i pensieri, e poi le parole, possono distruggere le vite delle persone.
Il bullismo dal quale vogliamo difendere i nostri figli è propri questo, una pensiero cattivo al quale viene dato respiro.