GREEN FRIDAY: PERCHE’ VERDE E’ MEGLIO

GREEN FRIDAY: PERCHE’ VERDE E’ MEGLIO

Autore: Lorenzo Grazzi

Ci siamo da poco lasciati alle spalle il Black Friday, tradizione angloamericana che cade il venerdì successivo al Thanksgiving (o festa del Ringraziamento) che a sua volta si festeggia il quarto giovedì di novembre.

Abbiate pazienza, oggi la prenderò un po’ da lontano, quindi è meglio cominciare subito.

Il Thanksgiving day è una festa di origine cristiana che ha lo scopo di ringraziare Dio per il raccolto  appena concluso. 

Già qui possiamo dire un paio di cose: prima di tutto le celebrazioni legate ai cicli della Natura provengono da religioni pagane molto più antiche del cristianesimo, in secondo luogo gli stessi padri pellegrini che diedero origine a questa tradizione in chiave cristiana erano gli stessi che iniziarono il processo di conversione (ma più propriamente di epurazione) dei Nativi americani.

Insomma, il giorno del Ringraziamento è stato studiato a tavolino per un tornaconto personale nella narrazione della Storia.

Sempre in America arrivò, decenni più tardi, la tradizione di festeggiare il giorno successivo al Ringraziamento con sconti straordinari che invogliassero il grande pubblico a spendere soldi; dal 1952, infatti, il Black Friday (che non si chiamava così), dà inizio alla stagione dei saldi che sfociano poi nel mese di dicembre e nello shopping natalizio.

Peccato che il giorno successivo al Ringraziamento sia anche ufficialmente il Giorno dei Nativi, instituito proprio per ricordare le centinaia di Nativi uccisi o segregati durante il periodo della colonizzazione.

Aggiungo anche che nel 2022 il Black Friday è caduto nella Giornata contro la violenza sulla Donne, affollando notevolmente il calendario.

Ma l’uomo medio cosa ricorda davvero di questo giorno? Suppongo i saldi.

Credo che ci sia qualcosa di angosciante e spaventoso (o, almeno, a me spaventa non poco) in questo evento; la violenza di genere, come la fine delle popolazioni native americane vengono completamente inghiottite dal consumismo.

Se è vero che non sono un nativo americano, non conosco nativi americani, non vivo in America e non sono donna (non ne ho nemmeno mai picchiate se per questo), è pur vero che si tratta di contesti sociali attuali e terrificanti ai quali sento, in qualità di essere umano e di membro di una società (quella umana, appunto), di dover fare lo sforzo di ricordare questi eventi perché la Storia ci insegna fin troppo bene che dimenticarsi del passato è il primo passo per ritrovarselo davanti.

In realtà, poi, c’è qualcosa di perverso in questa “festa” del consumismo; da ormai qualche tempo ci stiamo accorgendo che il cambiamento climatico non è più una teoria, ma sta avendo un impatto fin troppo concreto nelle nostre vite (parlo di picchi di calore estremi, incendi, aumento dei prezzi e delle aree desertiche con la conseguente immigrazione di intere popolazioni… ma se vogliamo essere davvero egoisti basta dire che siamo quasi a Natale e io sto combattendo con le zanzare!).

Tutti in piazza, scioperi per il clima, cortei per chiedere alla politica di intervenire e poi? 

Beh, poi ci si vende allo sconto, al saldo (vero o supposto), con il quale possiamo finalmente cambiare quell’elettrodomestico che ha già due anni, quei vestiti che andavano di moda lo scorso anno, quei mobili che non s’intonano più con la nostra idea di arredamento.

Sia chiaro, tutta roba perfettamente funzionante e funzionale, ma che per quanto ci sforziamo proprio non riusciamo più a farci piacere… eppure ancora ricordiamo l’entusiasmo con la quale l’avevamo comprata pochi mesi fa. Ecco, questo è il consumismo.

Negli ultimi anni sono nate decine di associazioni volte a promuovere il Green Friday, una giornata dedicata all’acquisto responsabile e non al gusto personale del momento, cosa che sicuramente non farà bene all’economia di grandi colossi, ma ci renderà persone migliori in un mondo migliore.

Perché Green è meglio?

Intanto riduce drasticamente la produzioni di rifiuti (quindi costi minori di smaltimento e riduzione delle possibilità di trovarsi un inceneritore sotto casa… perché quello proprio non lo vogliamo, eh?), ci regala più soldi in tasca (e io non conosco nessuno a cui non faccia piacere), riduce le emissioni di gas serra che causano il cambiamento climatico (perché puoi avere anche un’auto nuova, ma se poi il fiume se la porta via alla prima piena serve a poco).

Certo, le grandi Aziende non sarebbero felici e il ricatto psicologico è che meno lavoro per loro significa perdere posti d’impiego… certo, ma com’è la qualità di vita delle persone che lavorano per quelle Aziende? 

Ha senso comprare da Amazon quando ai dipendenti non è concessa nemmeno la pausa come quell’agghiacciante caso del ragazzo costretto a urinarsi addosso? 

È questo il mondo nel quale vogliamo vivere? Senza alcuna preoccupazione di quello che c’è dietro alle nostre scelte? Obbligati alla spensieratezza?

Ci sentiamo oppressi dal lavoro, schiavizzati e sfruttati ma poi compriamo prodotti che opprimono, schiavizzano e sfruttano altre persone.

Il Green Friday è solo una delle mille possibilità che abbiamo per spezzare la catena e cominciare a immaginare davvero un mondo diverso ma, come dice il saggio Albus Silente, “sono le scelte che facciamo che dicono chi siamo davvero”.

Una risposta a “GREEN FRIDAY: PERCHE’ VERDE E’ MEGLIO”

  1. Tematiche sempre attuali e pop. È importante scrivere anche articoli di questo tipo per sensibilizzare il genere umano a preservare le risorse del nostro pianeta. Giusto anche rilevare come la maggior parte delle feste cristiane sono le stesse degli antichi riti pagani alle quali è stato solo cambiato il nome.

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