Autore: Lorenzo Grazzi
Se siete stati ragazzi negli anni Novanta non c’è dubbio che il vostro cartone animato di riferimento siano i Pokémon, una serie di creature colorate dai super poteri che possono essere catturati, allevati e fatti combattere tra di loro allo scopo di aumentarne le abilità a accompagnarli verso l’evoluzione.
Questo anime di Satoshi Tajiri ha avuto un successo globale al punto da diventare un vero e proprio fenomeno che vede ogni anno migliaia di persone sfidarsi in gare online e dal vivo come fossero veri e propri allenatori di Pokémon.
Perché ve lo sto dicendo? Perché il campione mondiale di Pokémon 2024 è un italiano di ventuno anni, Luca Ceribelli che a Honolulu ha battuto in tre round il giapponese Yuta Ishigaki riportando la vittoria all’Italia dopo oltre dieci anni.
Ma noi faremo un piccolo passo indietro… se è vero che il nome definisce le cose, non possiamo esimerci da una piccola incursione etimologica nel termine Pokémon: la parola è la contrazione di due parole inglesi, “pocket” e “monster”.
Noterete che c’è qualcosa di strano: la “C” di pocket scompare… fu una scelta legale. Si pensava, infatti, che ci potesse essere una denuncia per concorrenza sleale nei confronti della Mattel che aveva una linea di articoli chiamata “Monster in my pocket”.
Questo piccolo espediente mise i mostriciattoli al riparo da possibili controversie senza modificare, di fatto, il senso del termine.
Ma allora perché la “e” è accentata? Problemi linguistici. Il verbo inglese to poke ha una “e” muta per cui, nella contrazione, anche questa avrebbe dovuto cadere in un glaciale silenzio dal quale si è preferito salvarla con un salvagente a forma di accento acuto.
L’origine dei Pokémon la si deve a un passatempo molto famoso in Giappone, la collezione di insetti. Proprio a questo mondo si sono ispirati i disegnatori; la loro idea era quella ci catturare e collezionare animali virtuali in modo da rendere meno crudele un passatempo tradizionale.
Nel mondo dei Pokémon non si muore mai: le creature vengono fatte combattere tra loro ma non ci sono ferite e sangue, quando gli animali sono esausti diventano semplicemente inutilizzabili in combattimento e quindi hanno bisogno di essere curati per tornare in sesto.
La diffusione del fenomeno Pokémon è anche una splendida mostra delle insicurezze umane e della miseria di alcuni tra noi. A cosa mi riferisco? Alla censura e alle critiche che nel tempo hanno colpito questo prodotto.
In un episodio la cui messa in onda in Giappone era prevista per il 4 novembre 2004, un gruppo di Pokèmon causava un terremoto: l’episodio non venne mai trasmesso perché poche settimane prime un terremoto vero causò il deragliamento di un treno (mi sento di garantire che non sia stata opera di un Pokémon, comunque). Si scelse di non tradurre l’episodio nemmeno in inglese a causa dello tzunami del 26 dicembre dello stesso anno.
Si eliminarono anche un episodio nel quale il cattivo del Team Rocket, James, si intrufola in un concorso di bellezza e si veste da donna per partecipare, uno nel quale compaiono armi da fuoco (era appena accaduto il massacro della Columbine High School vicino a Denver), e uno nel quale uno degli amici del protagonista si ammala e finisce in ospedale (in questo caso non venne mai chiarito il motivo della censura, si ritiene che possa essere dovuta o alla similarità dei sintomi del personaggio con il nuovo virus della SARS, o con il tentativo del personaggio febbricitante di baciare un’infermiera).
Insomma, il mondo andava a rotoli e la soluzione era censurare i cartoni animati, come se fossero stati loro a istigare una sparatoria in una scuola o se un personaggio maschile vestito da donna diffondesse il virus della transessualità.
A questo punto vale la pena chiedersi se certi guerrafondai siano così perché rimasti traumatizzati da Ken il guerriero.
Ma torniamo ai Pokémon perché sono gli unici ad aver compiuto un atto universale che nessun uomo è mai stato capace di realizzare: mettere d’accordo le religioni monoteiste del mondo.
Sì, musulmani, ebrei e cristiani hanno in comune Gerusalemme e l’odio per i Pokémon.
I primi furono i cristiani di alcune comunità americane che accusarono i mostriciattoli di inneggiare al satanismo (hai letto bene). I Pokémon si evolvono e, siccome l’evoluzione nega il creazionismo, i Pokémon negherebbero i principi della Bibbia…
Inoltre nell’anime compaiono cerimonie animiste che sarebbero il preludio al paganesimo… ci ricordiamo che sono un cartone giapponese, sì?
Aggiungiamoci che alcuni Pokémon hanno aspetti mitologici ed ecco che è subito evidente il loro legame con Satana!
Per gli ebrei l’uso della svastica, presente spesso nell’anime come nel merchandising, inneggiava al nazismo e sono dovuti intervenire più volte per spiegare che, in Oriente, è un simbolo del sole. Di nuovo… ci ricordiamo che sono un cartone giapponese, vero?
E non potevano mancare i musulmani… se per gli ebrei i Pokémon sono nazisti, per i musulmani sono il marchio del sionismo (ma veramente!?).
In alcune carte da gioco, infatti, comparivano stelle a sei punte, simbolo caro agli ebrei.
Ma alcuni Paesi musulmani hanno bandito le carte da gioco perché incitavano al “gioco d’azzardo” proibito nel Corano.
Insomma, i Pokémon sono il nemico numero uno di tutti, ma sono anche un fenomeno che a quasi trent’anni dalla sua ideazione non smette di divertire milioni di persone proponendo un modo di giocare senza violenza, senza sfruttamento degli animali e con un ideale di collaborazione tra i popoli cui forse dovremmo tendere un po’ di più.
Alla fine, forse, i Pokémon potrebbero essere il modo migliore per far evolvere gli esseri umani.