GLI ILLUMINATI DEL QUARTIERE: MANUALE DI SOPRAVVIVENZA AI FINTI GURU

GLI ILLUMINATI DEL QUARTIERE: MANUALE DI SOPRAVVIVENZA AI FINTI GURU

Autore: Heiko H. Caimi

Immagine di David Gari

Ecco la scena: sei al bar sotto casa, ti godi il tuo caffè e una tranquilla lettura del giornale quando, come una folata di vento gelido, arriva lui. O lei. Il Guru del Quartiere.

Avete presente quel tipo di persona che sembra essere nata per spiegarti come dovresti vivere la tua vita? Non parliamo di amici o parenti che ogni tanto, con buone intenzioni, cercano di darti un consiglio. No, parliamo di quelli che vivono nella convinzione assoluta che il mondo sarebbe un posto migliore se tutti ascoltassero i loro discorsi illuminati. Perché loro sanno tutto, e noi non sappiamo niente. Perché loro sono tutto, e noi non siamo niente.

Il loro arrivo è inconfondibile. Non si limitano a entrare in un locale come i comuni mortali: no, fanno il loro ingresso. Appena varcano la soglia del bar, gli altri clienti si scambiano occhiate d’intesa. Alcuni abbassano la testa sperando di non essere notati, altri si preparano mentalmente alla sessione di prediche che sta per iniziare.

Perché il Guru del Quartiere non si accontenta di dire semplicemente “buongiorno”. Oh, no. Deve accondiscendere con un tono che solo chi ha “capito tutto” può permettersi di usare. A volte si accompagna a frasi enigmatiche come “Ah, sei ancora intrappolato nella routine quotidiana?” o “Quando sarai pronto, posso mostrarti il vero cammino.” Magari non espresse letteralmente così, ma il senso è questo. Di fatto devono continuamente manifestare la propria sapienza, affinché tutti lo sappiano e non se ne possa dubitare. Verrebbe persino da pensare che prima di tutto cerchino di convincere se stessi.

Non c’è argomento su cui il Guru non abbia un’opinione, naturalmente più illuminata della tua, anzi, la più illuminata in assoluto. Parli di cibo? Ti racconterà come la sua dieta a base di radici e muschi selvatici abbia rivoluzionato la sua vita (e quella di suo cugino). Parli di ginnastica? Sicuramente è un maestro di yoga di settimo livello con una connessione diretta con l’energia dell’universo. Parli di lavoro? Beh, lui ha lasciato il suo, un noiosissimo lavoro d’ufficio, per inseguire la sua vera passione: l’artigianato meditativo con materiali riciclati. Parli di sport? Beh, in Italia lo sport è il calcio. Specialmente in un bar. E questo lo sa persino lui. Quindi, appena sente la parola “sport”, il Guru solleva un sopracciglio e fa un mezzo sorriso, quasi divertito. Lui, che si occupa di sfere ben più elevate, si abbassa a parlare di sfere rotolanti solo per mostrarti quanto anche in questo campo la sua saggezza sia ineguagliabile.

“Ah, il calcio,” esordisce con voce melodica. “Sapete, questo sport così popolare è in realtà una metafora della vita stessa. Le persone corrono dietro a un pallone, dimenticando che la vera partita si gioca dentro di noi”.

Segue un momento di silenzio. Gli amici si guardano tra loro, chiedendosi chi mai abbia invitato il Guru a unirsi alla discussione. Ma lui continua, imperterrito: non può resistere alla tentazione di impartire una lezione su come il calcio potrebbe essere migliorato ,se solo gli allenatori adottassero i suoi metodi mistici. “Immaginate una squadra che medita insieme prima di ogni partita. La sinergia delle loro energie personali creerebbe una forza invincibile, in campo. E se praticassero il Tai Chi? I movimenti fluidi e armoniosi li renderebbero imbattibili. Ma nessuno ci pensa, siamo ancora troppo legati a tecniche primitive e obsolete”.

Poi inizia a parlare dei grandi campioni. Non dei soliti noti come Maradona o Pelé, ma di antichi maestri del passato che, secondo lui, praticavano una forma primordiale di calcio spirituale. “Conoscete Lao Tzu? Se fosse vissuto oggi, sarebbe stato un centravanti incredibile, guidato dalla saggezza del Tao.”

“Perché vedete, amici miei”, e nessuno è realmente amico suo, ma a lui piace credere che tutti lo siano, dato che devono necessariamente pendere dalle sue labbra, “il calcio non è solo uno sport. È una metafora perfetta della vita, un campo di battaglia dove si confrontano non solo due squadre, ma anche due visioni del mondo, due filosofie esistenziali. Il campo di calcio è, in effetti, una miniatura dell’universo. Ogni giocatore è un pianeta, ogni passaggio una linea di forza, ogni tiro un evento cosmico. I confini del campo delimitano lo spazio dell’esistenza, e il pallone rappresenta il destino che tutti cerchiamo di controllare, ma che spesso sfugge al nostro volere.”

“La squadra” continua “è una rappresentazione del collettivo umano. Ogni giocatore ha un suo ruolo specifico, un destino individuale che si intreccia con quello degli altri. L’attaccante è il guerriero che cerca la gloria; il difensore, il guardiano che protegge il suo territorio; il centrocampista, il saggio che orchestra il gioco. Ogni azione sul campo è un atto di cooperazione e competizione, un balletto cosmico dove l’equilibrio tra individuo e collettività è fondamentale.”

“Pensate al pallone,” prosegue imperterrito, sollevando un dito per sottolineare il punto. “Questo semplice oggetto sferico è l’emblema del destino. Rotola, sfugge, a volte sembra obbedire solo alla legge del caos. Eppure, proprio come nella vita, è la nostra capacità di adattarci, di reagire prontamente, che determina il successo o il fallimento. Di una partita come della vita. Ogni tocco, ogni passaggio, ogni tiro è una scelta, un’opportunità, un momento di verità.”

“Il gol,” insiste,, “è l’illuminazione. È il momento in cui tutto si allinea, in cui il duro lavoro, la strategia e l’intuizione si fondono in un attimo di pura perfezione. È l’istante in cui il giocatore trascende la sua condizione umana e tocca l’infinito. E quando la rete si gonfia, tutti, anche per un solo secondo, sono testimoni di un vero e proprio miracolo.”

Il Guru prende un respiro profondo, guardando i presenti con occhi pieni di saggezza. “Il calcio ci insegna che la vita è un gioco complesso di strategie e imprevisti. Ci insegna a lavorare insieme, a comunicare senza parole, a riconoscere il valore del sacrificio e dell’altruismo. Ma, soprattutto, ci insegna che la bellezza risiede nell’imperfezione e che ogni partita, come ogni giorno dell’esistenza, è un’opportunità per riscoprire noi stessi.”

“Quindi, amici miei,” conclude finalmente (senza nemmeno essersi accorto che almeno la metà degli avventori si è dileguata e che il barista lo sta fissando con aria omicida), “la prossima volta che guardate una partita non pensate solo ai gol o ai risultati. Guardate più in profondità. Vedrete la danza della vita, apprezzerete il dramma umano, celebrerete l’arte e la bellezza che si manifestano in ogni azione. Perché, in fondo, il calcio non è solo uno sport. È una filosofia, una meditazione in movimento.”

Con queste parole, il Guru si alza, lascia un cenno di saluto e si allontana, anzi, esce di scena, perché deve lasciare tutti a riflettere sulla sua impareggiabile visione del mondo. E tu, mentre sorseggi il tuo caffè, non puoi fare a meno di sorridere, pensando a come anche il più semplice dei giochi possa trasformarsi in una lezione di vita, nella mente del Guru del Quartiere. A questo punto hai solo due scelte: andartene anche tu, o chiedere un bianchino.

Ogni Guru del Quartiere che si rispetti ha anche uno stile distintivo. Per lui, ad esempio, i pantaloni di lino bianco sono imprescindibili, magari accompagnati da un poncho peruviano preso durante uno dei suoi viaggi “spirituali”. Non dimentichiamo gli accessori: braccialetti di semi, collane di cristalli e, ovviamente, una fascia per capelli che evoca misteriosi significati cosmici – l’abbigliamento dell’Illuminazione.

Sì, lo so, non è questo che vi interessa. Quel che volete sapere è come potete sopravvivere di fronte a questa pioggia di filosofia spicciola e misticismo. Come possiamo, noi comuni mortali, sopravvivere all’incontro con quest’incarnazione di saggezza auto-proclamata? Ecco alcune tecniche di sopravvivenza.

La fuga strategica: appena lo vedi entrare, trova una scusa per allontanarti. Improvvisamente, hai una telefonata urgente o devi assolutamente controllare l’auto, che hai parcheggiato in divieto di sosta (anche se in zona non c’è nessun divieto di sosta).

L’invisibilità: tieniti occupato, molto occupato. Fingiti immerso nella lettura del giornale o concentrato su qualcosa di estremamente importante sul tuo telefono, o addirittura di parlare con qualcuno al cellulare. Il Guru, di solito, non si abbassa a disturbare chi sembra troppo impegnato per poterlo ascoltare: non gli presterebbe la dovuta attenzione. E sottolineo “dovuta”.

L’accettazione zen: se la fuga non è un’opzione, adotta una mentalità zen. Lascia che le parole scorrano su di te come l’acqua su un sasso. Annuisci saggiamente e aspetta che la tempesta passi. E intanto pensa ai fatti tuoi.

Ed ecco alcuni suggerimenti specifici per quando il Guru decide di insegnarti il vero significato del calcio.

L’ironia: rispondi con un sorriso e commenti tipo “E pensare che credevo che il calcio fosse solo un gioco!”. Questa risposta disarmerà momentaneamente il Guru, dandogli il tempo di cambiare argomento.

Il cambio di tema astuto: porta la conversazione su argomenti tecnici. Parla di schemi di gioco, statistiche di possesso palla o tattiche difensive. Il Guru potrebbe trovarsi impreparato di fronte a dettagli così concreti e banali. Perché di calcio non sa praticamente niente, ma deve dimostrare di sapere tutto meglio di te. Per cui liquiderà gli argomenti tecnici come quisquilie insignificanti, che nulla hanno a che fare col Vero Senso della Vita.

La finta e il dribbling: simula interesse per un momento, poi cambia discorso bruscamente con un “E a proposito di squadre, chi pensate vincerà la prossima Champions League?”. Coinvolgi gli amici nella discussione e lascia il Guru in disparte. Perché di certo non sa neanche quali squadre siano in Champions.

Alla fine, anche il Guru si renderà conto che la passione per il calcio è qualcosa che non può essere analizzata o migliorata attraverso la sola saggezza spirituale. Forse, per un attimo, si sentirà umano anche lui, mentre si accorgerà che è meglio tacere che dimostrare di non sapere.

Quando finalmente il guru se ne va (se non te ne sei andato prima tu), torni a gustarti il tuo caffè con la consapevolezza che anche i Guru, a modo loro, amano sentirsi parte del gruppo, anche se solo per spiegarti come fare meglio tutto ciò che già ami fare.

Perché c’è da dire che, nonostante tutto, il Guru del Quartiere ha un suo ruolo. Rende le giornate meno monotone e, dopotutto, offre storie che ti faranno ridere con gli amici una volta passato il pericolo. Ricorda solo di non prendere troppo sul serio le sue prediche e continua a vivere la tua vita come meglio credi.

In fondo, il mondo è pieno di gente che si crede un guru, ma c’è posto per tutti, anche per noi poveri “non illuminati”, che semplicemente vogliamo goderci un caffè in santa pace.

E a mali estremi, puoi sempre mandarlo affa’n’guru.

Parola di guru.

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