GENOCIDIO? QUALE GENOCIDIO?: La Corte Internazionale di Giustizia ordina a Israele di fermare il genocidio a Gaza

GENOCIDIO? QUALE GENOCIDIO?: La Corte Internazionale di Giustizia ordina a Israele di fermare il genocidio a Gaza

Autore: Heiko H. Caimi

La Corte Internazionale di Giustizia (ICJ, International Court of Justice) ha respinto venerdì la richiesta israeliana di annullare il caso di genocidio presentato dal Sudafrica e ha ordinato a Israele di prendere tutte le misure necessarie per prevenire il genocidio nella Striscia di Gaza.

Il Sudafrica aveva accusato Israele di violare la Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio del 1948, che paradossalmente fu redatta anche a causa delle uccisioni di massa di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Il Sudafrica aveva chiesto alla Corte di ordinare a Israele di cessare il conflitto a Gaza, dove più di 26.000 civili sono stati uccisi: un triste bilancio come risposta alle persone prese in ostaggio da Hamas, che sa più di rappresaglia che di difesa. 

La Corte ha stabilito che c’è una “situazione di estrema gravità e urgenza” che richiede misure provvisorie per proteggere i diritti dei palestinesi. Pertanto ha ordinato a Israele di cessare immediatamente:

•          l’uccisione di qualsiasi palestinese;

•          di causare gravi danni fisici o mentali ai palestinesi;

•          di imporre deliberatamente ai palestinesi misure che potrebbero indirettamente causare danni.

Ha anche imposto a Israele di riferire alla Corte entro un mese le azioni intraprese per conformarsi all’ordine. Inoltre, ha deciso che chiunque inciti al genocidio contro il popolo palestinese debba affrontare una punizione immediata e che Israele debba impedire la distruzione dei territori palestinesi e preservare qualsiasi prova dei suoi crimini contro i palestinesi stessi.

La decisione della Corte è stata accolta con soddisfazione dal Sudafrica, che ha definito il caso “un passo storico per la giustizia e la responsabilità”. Il ministro degli esteri sudafricano, Naledi Pandor, ha dichiarato che avrebbe voluto un cessate il fuoco, ma che è comunque contenta dell’esito.

Israele, invece, ha respinto il caso come “ridicolo” e “infondato” e ha sostenuto che la Corte non ha giurisdizione sul conflitto. Il portavoce del governo israeliano Eylon Levi ha dichiarato “assurda la richiesta del Sudafrica di ordinare a Israele di smettere di difendere il proprio popolo e di combattere per gli ostaggi”. Il governo di Israele, negando l’accusa di genocidio, ha dichiarato che non fermerà la sua campagna di guerra fino al rilascio di tutti gli ostaggi e alla distruzione di Hamas. Obiettivi che sembrano estremamente lontani da un compimento, e che assomigliano a un tentativo di proseguire il conflitto fino alla totale conquista della Striscia di Gaza, ma che forse sono soltanto illazioni.

Come prevedibile, i palestinesi hanno accolto con favore la sentenza, definendola “una vittoria per il diritto internazionale e per il popolo palestinese”. Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha ringraziato il Sudafrica per aver portato il caso alla Corte e ha chiesto alla comunità internazionale di fare pressione su Israele per rispettare l’ordine.

La sentenza della Corte di fatto non è vincolante, ma ha un forte valore simbolico e politico: l’ICJ è l’organo giudiziario principale delle Nazioni Unite e le sue decisioni sono considerate una fonte autorevole di diritto internazionale.

Per quanto riguarda l’Italia, è preoccupante che nessun organo d’informazione abbia dato la notizia (peraltro riportata da tutti i principali quotidiani e telegiornali internazionali), mostrando ancora una volta un’informazione bendata e prona ai diktat della nomenklatura, ma sempre solerte dare rilevanza a “casi” che poca importanza hanno a livello nazionale e internazionale ma che, dato il loro afflato scandalistico, sono perfetti come armi di distrazione di massa. Una triste china che, a nostro parere, ha come scopo ultimo e recondito quello di delegittimare l’informazione affinché perda definitivamente di credibilità presso il pubblico e non ne abbia alcuna quando si tratterà di denunciare fatti assai gravi per la nostra democrazia. Ma questo potrebbe essere argomento per un altro articolo.