Autore: Silvia Vercesi
Potrebbe sembrare strano, ma esagerare con foto strambe e selfie potrebbe attirare l’attenzione della Guardia di Finanza. Eppure, è proprio quello che sta succedendo.
Immaginate la scena: i finanzieri che bussano alla porta di un influencer con un milione di follower su Instagram. “Buongiorno, siamo qui per parlare dei suoi post sponsorizzati di cerotti dimagranti detox.” Potrebbe sembrare una scena da film comico, ma è la realtà!
Infatti, è di questa primavera la notizia che la GDF ha recuperato ben 11 milioni di euro dagli influencer nel corso del 2024. Ma come siamo arrivati a questo punto?
Molti influencer hanno iniziato la loro carriera quasi per gioco, postando contenuti sui social media per divertimento. Con il tempo, però, i follower sono aumentati e con essi anche le opportunità di guadagno. Sponsorizzazioni, collaborazioni con brand e vendite di prodotti possono così diventare fonti di reddito. Ma quando i guadagni iniziano a crescere, arriva il momento di fare i conti con il fisco.
Quindi, la prima questione è: che tipo di lavoro è? Certamente autonomo, ma occasionale o professionale? Se i guadagni sono sporadici e non superano i 5.000 euro annui, si può parlare di prestazione occasionale e siamo ancora in un contesto tutto sommato semplice. Ma se si supera questa soglia e l’attività diventa continuativa, sarà necessario aprire una partita IVA. E già qui dobbiamo capire con quale codice Ateco, il 73.11.02 – “Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari”? Con quale regime, ordinario o forfettario? Quali adempimenti devo ricordare? Aiuto! A questo punto ci vorrebbe anche il commercialista!
Se ci pensiamo bene, però, non è la prima volta che vediamo professioni emergenti finire sotto la lente del fisco. Pensiamo ai tassisti con l’avvento di Uber o ai proprietari di case con Airbnb. Ogni nuova forma di guadagno porta con sé nuove sfide fiscali.
L’importante è,per questi nuovi professionisti, tenere conto che su ogni guadagno, anche ottenuto con nuove forme e modalità, vanno comunque pagate le tasse.
D’altra parte il fisco, lasciatemelo dire, deve fornire strumenti semplici e chiari, per non perdere la bussola e magari anche per poter fare a meno del commercialista! (Con tutto il bene che voglio ai commercialisti! 😉)