FRA QUESTIONE DI GENERE E SEX EDUCATION

FRA QUESTIONE DI GENERE E SEX EDUCATION

Autore: Sabrina Fava

Negli ultimi tempi il mondo sta lentamente virando verso una sottospecie di buon senso; ha cominciato a parlare sempre di più di quello che è l’“LGBTQ+”, pare quasi che la sessualità non sia più opera del Diavolo e che una caviglia scoperta non desti poi così tanto clamore.

Questioni di genere, transizioni, genderfluid, pro-Rowling e contro-Rowling, un’accozzaglia di informazioni che rischiano di irrancidire la mente di molti abitanti del pianeta Terra, ma di arricchire quella di altri. Il mondo delle serie TV sta prendendo sempre più piede, adolescenti e genitori passano giornate con gli occhi arrossati e la gola secca davanti a schermi piatti. Ed è esattamente quello che ho fatto io non appena ho cliccato sul dannato tasto e ho iniziato il fantomatico viaggio nel mondo di Sex Education.

È un esclation che inizia con masturbazione e il senso di colpa del povero Otis, ragazzini che danno consigli di sesso senza nemmeno aver tenuto i loro aggeggi fra mani da fata.

Si procede giungendo a riempire di colori la palette del mondo dell’identità di genere. Dalle persone bisessuali a quelle omosessuali giungendo fino alla coltre di nubi che è il mondo non-binary. Anche io mi sono ritrovata a pensare: “Ma che diavolo è un non-binary?”

È un fortissimo senso di alienazione ecco cosa. Un soffocante senso di solitudine e incomprensione. Un fiore che viene additato e di cui nessuno conosce il nome. Queste sono persone che non hanno un genere. Ripenso alla serie TV e mi riaffiora alla mente il momento in cui “una ragazza” deve recarsi in bagno e non sa qualche porta varcare. Quella azzurra? Quella rosa?

E poi ho pensato… non deve essere così destabilizzante anche per i transessuali? Ed è qui che sono incappata in un nuovo termine: carriera alias. E di nuovo mi son chiesta: “Ma che diavolo è una carriera alias?”. Mi sono informata, ho letto ed infine ho capito che non è altro cheuna soluzione per gli studenti transgender – che quindi non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita – che presso scuole, liceo o università possono vedere riconosciuta la propria identità di genere.

Un nome a loro scelta va quindi a sostituire il nome anagrafico, quello scritto nei documenti ufficiali e dato alla nascita in base al sesso biologico. Un adolescente che può finalmente essere ciò che vuole. Può essere ciò che è realmente.