Autore: Davide Libralato
Oggi in Italia, e un po’ in tutti i paesi di tradizione cattolica, si festeggia la Festa del Papà. Il 19 Marzo per il calendario dei Santi si ricorda San Giuseppe, considerato per svariati motivi il padre di riferimento per tutti coloro che sono inseriti all’interno di questa categoria. Senza soffermarsi sull’aspetto strettamente religioso, evitando quindi di discutere se la cosa possa essere o meno condivisa, l’argomento il tema della paternità e anche la sua commemorazione a livello pratico offrono comunque diversi spunti di riflessione. Cosa significa essere padri oggi? Cosa significava invece esserlo stato ieri? C’è così tanta differenza? Come dovrebbero essere i padri di domani?
Ogni singolo elemento di tale disquisire meriterebbe l’approfondimento e la divulgazione da parte di sociologi e professionisti molto più quotati del sottoscritto ma voglio comunque dirvi la mia, da uomo e padre pensante.
Essere padri di questi tempi non è cosa assai semplice, e fin qui nulla di nuovo se pensiamo alle difficoltà che oggi ancora troppi individui (e ovviamente inserisco qui il concetto di famiglia senza distinzione di ruolo o genere) affrontano nel garantire le condizioni necessarie al sostentamento e alla crescita di un figlio. Soffermandomi adesso alla sola figura paterna mi viene da dire che al babbo (e già il sinonimo da me usato gli dona una tenera umanità) odierno, rispetto alle generazioni passate e alla maggior parte dei padri, tra i quali rientra anche il mio, è data la facoltà di donare ai propri figli quella presenza e quella vicinanza che a suo tempo era prerogativa quasi esclusiva delle madri. Fortunatamente non regnano più convinzioni del tipo “le carezze e le dimostrazioni d’affetto vanno profuse solamente quando i pargoli dormono” così da non dar loro la soddisfazione di un 《-ti voglio bene figliolo mio…》o cose del genere. Comportamenti che secondo qualcuno avrebbero “rovinato” la prole viziandoli dandogli appunto troppi compiacimenti. Da un po’di tempo a questa parte anche la società tutt’altro che perfetta in cui viviamo e che (purtroppo per esigenze lavorativo/economiche) allontana troppo presto le madri dai loro figli, sta dando la possibilità a tanti padri di essere attivamente presenti all’interno delle dinamiche di crescita e gestione dei propri figli. Ed è così che tanti uomini possono ancor più liberamente esprimere la loro parte emotiva ed affettuosa che altrimenti rischierebbe di rimanere sopita. Io sono un esempio di quei maschi che sin dalla tenera età ha manifestato istinto paterno, condizione che la vita per mia fortuna mi ha fatto provare ben due volte e che a tutti gli effetti mi fa sentire un privilegiato. Ma non siamo tutti uguali. Esistono altresì padri che possono definirsi tali solamente per diritto biologico; anche questi sono sempre esistiti e onestamente non me la sento di esprimere a pieno la mia opinione in merito perchè potrei non essere troppo morbido nell’esposizione della stessa. Non di rado diventa papà chi non lo merita e viceversa, ma anche questo fa parte della vita. Con gli anni mi sono reso conto che il genitore, qualsiasi ruolo ricopra e chiunque esso sia, deve essere presente nel miglior modo che gli riesce. E credo che questa presenza dovrebbe essere il risultato dell’immedesimazione dell’adulto nel ruolo di figlio (che egli stesso è stato). Tutti noi avremmo bisogno di un (buon) padre, anche i migliori padri del mondo ne hanno avuto la necessità, e probabilmente anche questo li ha aiutati a diventarlo a loro volta. Che differenza passa dall’essere un uomo che ama un suo “pari” ed essere un uomo che ama una giovane creatura da allevare? Il distacco emotivo tra i due sentimenti risiede proprio in quel senso di protezione che un “buon” genitore dovrebbe avvertire dentro di sé. Ecco che mi immergo pienamente all’ultima riflessione: ci si può sentire padre pur non essendolo in maniera “convenzionale”? L’amore è qualcosa che non si pianifica a tavolino, per cui si può essere dei gran padri dal momento in cui si prova dell’affetto e un senso di protezione nei confronti di individui che abbiamo la fortuna di stringere tra le braccia, che ci danno tanto, per i quali sentiamo di poter contribuire positivamente alla loro crescita. La vita sa sempre regalarci delle opportunità, sta a noi saperle cogliere e saper regalare al mondo che verrà dei padri sempre più consapevoli e presenti. Non è facile, ma possiamo farcela.
Tanti auguri a me e a tutti quelli che sanno amare, auguri al mio di padre, che non cambierei con quello di nessun altro e buona Festa del Papà a tutti quelli che stanno leggendo questo articolo.