Autore: Andrea Satta
Nella puntata precedente, ho viscerato i miei pregi e i difetti nella scrittura e l’incauto motivo per cui non ho mai pubblicato nulla: non sono mai soddisfatto e resto assai critico del mio scarso linguaggio. Alla prima stesura è un, buona la prima, per poi rileggerlo tempo dopo e mettermi le mani nei capelli. Lo revisiono e dico, buona la seconda. Lo rivedo tempo dopo e mi metto la mano in faccia per la vergogna. La terza andrà meglio? Tze! Diciamo che avrei bisogno di un correttore di bozze per rendere i miei scritti più fluenti e meno sgrammaticati. Ciò nondimeno persevero e vado avanti con la mia strada. Prima o poi riuscirò a sentirmi soddisfatto nel senso più pieno e liberatorio. Mi sono domandato se esiste un modo o un sistema che mi possa aiutare. Esiste e se prima ho raccontato come ho sfruttato l’intelligenza artificiale per uscire da un’impasse narrativa, questa volta farò una comparazione fra due siti web, OpenAi (di cui ho già parlato precedentemente) e NovelAI; entrambi dedicati alla sola scrittura attraverso l’intelligenza artificiale. Create per interagire con le persone e fornire aiuti e spunti narrativi per giornalisti, scrittori, saggisti o artisti in generale, la prima differenza sostanziale che posso notare è che OpenAI è più adatta per intavolare una conversazione, se pur limitata. Quindi può creare articoli o saggi su specifici argomenti, mentre NovelAI si propone di aiutare nel fornire spunti e idee narrative allo scrittore in generale.
Se con OpenAI puoi interagire in lingua italiana, con NovelAI te lo scordi questo privilegio. È in inglese e se non lo mastichi, come il sottoscritto, dovrai adattarti a fare un copia incolla su un traduttore di tua scelta. Un esempio calzante è la prova effettuata scrivendole il più banale degli inizi narrativi, “era una notte buia e tempestosa”. Nell’immagine troverete il risultato in italiano:
Non è proprio il massimo. Cioè, avrebbe un suo perché poetico, ma si aggrappa sugli specchi dell’immaginazione. Insomma, non è un granché. È consigliabile usarla in lingua inglese. Infatti, traducendo lo stesso incipit in inglese, NovelAI mi ha generato una risposta notevolmente più intrigante. La freccia di destra vi indica il copia incolla che ho fatto della sua risposta tradotta in lingua italiana. Con la freccia di sinistra, è indicata l’originale:
Però usando lo stesso stratagemma con OpenAI, direttamente in lingua italiana, mi fornisce questo risultato:
Partendo dall’incipit più abusato della storia umana, OpenAI fa uno straordinario lavoro. Semplice. Pulito. Perfettamente lineare all’idea originale, che a questo punto si può allegramente abbandonare. Una curiosità: ho tentato per sette volte di farmi dare dei risultati, ed effettivamente me li ha forniti. Alcuni così intriganti da lasciarmi basito, ma per un errore del server, prima che terminasse la stesura, la scrittura si è interrotta, cancellando ogni cosa. Quattro tentativi sono andati a vuoto prima di poter salvare la schermata che vi ho proposto. Lo stesso OpenAI, mentre vi scrivo, informa che a causa dell’altissimo numero di ingressi, il sistema fa fatica a dare risposte veloci e a non incorrere in errori. Inoltre, ho notato che maggiori sono le interazioni, maggiori sono i blocchi. Troppi tentativi generano uno stop a cui non c’è rimedio se non di aspettare.
Ritornando a Novel AI è si ha gratuitamente a disposizione una serie limitata di tentativi per generare il testo (lo vedete dall’immagine qui in alto) al giorno. Per ogni tentativo andato a segno, o sbagliato, ti viene detratto quel tentativo. Terminati, dovrai attendere il giorno successivo per usufruirne ancora. Se non vuoi aspettare, esistono tre opzioni di abbonamento. Si parte da 10 dollari al mese, 15 e 25 dollari mensili. Offre però la registrazione e un archivio personale per salvare gli spunti narrativi. In realtà, vi basterà salvarli in una pagina in word, copiando il contenuto e incollarlo. Facile! NovelAI è perciò molto più complesso di OpenAI. Infatti avrete a disposizione una serie di validi aiuti che potete trovare nelle impostazioni in alto a destra, come “Casualità” (più alto è il valore, più casuale sarà l’output); Lunghezza Uscita (Si può aumentare la lunghezza delle risposte generate); Eliminare le ripetizioni (valori più alti rendono l’output meno ripetitivo). In opzioni avanzate, trovate altri strumenti (tutti in lingua inglese) per una resa più professionale. È a disposizione anche la funzione per la creazione di immagini, ma per usarlo è necessario un abbonamento mensile, così come viscerato poc’anzi.
Ed ora, da questa breve disamina, quali possono essere le implicazioni a questa svolta epocale? La rivoluzione sta ovviamente causando molto malumore e polemiche a non finire fra gli artisti. Se Midjouney v.5, è giunta ad un tale livello di perfezione da rasentare la follia… non scherzo! A parte la resa delle mani che resta il suo tallone d’Achille, per il resto potrete osservare creazioni originali che sembrano fotografie minuziose di film mai creati. Esempio: c’è chi ha pensato a come sarebbe stato Star Trek se lo avesse girato Wes Anderson, implementando minuziose informazioni sullo stile cinematografico di Wes Anderson e quello di Star Trek o immagini inventate del dietro le quinte al film Dune di Jodorowsky’s, che i ben informati sapranno che non fu mai girato. Io le ho viste e posso assicurarvi che sono sbalorditive, a tal punto da infastidirmi visceralmente, proprio perché cosciente di trovarmi a degli artefatti. Wonder, DreamAI o Dawn non sono neppure lontanamente vicini al suo livello, ma posso dirvi per esperienza diretta che vi si stanno avvicinando. Il problema è duplice: come posso affermare che quell’illustrazione, quel quadro, quel disegno, fotografia o addirittura quello scritto, non siano opera di un’intelligenza artificiale, ma del mio talento?
In effetti, la questione di determinare l’autenticità di un’opera d’arte creata da un’intelligenza artificiale può essere complessa. Un modo per affrontare questo problema potrebbe essere quello di verificare se l’opera soddisfa determinati criteri che si ritiene debbano essere presenti in un’opera d’arte autentica creata da un’artista. Ad esempio, si potrebbe valutare se l’opera presenta caratteristiche uniche e personali, se rispecchia il contesto storico e culturale in cui è stata creata, se c’è coerenza nello stile e nella tecnica utilizzati e se l’opera presenta una profondità emotiva o concettuale che va al di là della semplice riproduzione di un’immagine. Inoltre, ma resta un mio parere personale, è importante considerare se l’intelligenza artificiale può essere utilizzata come strumento per aiutare gli artisti nella creazione delle loro opere. Ciò comporta che non può sostituire completamente la creatività e l’unicità del lavoro di un artista in carne e ossa. Pertanto, se si sospetta che un’opera d’arte sia stata creata da un’intelligenza artificiale, è importante indagare sulla storia e sui processi di creazione dell’opera per determinarne l’autenticità. Insomma, un processo lungo ma necessario.
Come per l’avvento del digitale, tutti sembrano diventati improvvisamente degli artisti e c’è chi ha spacciato la creazione effettuata con l’AI come propria nei concorsi artistici, generando malumore e risentimento. Li capisco. Pensate ad un artista che dopo anni di duro lavoro e sudore, trova una sua strada artistica e si vede soppiantare tutta questa esperienza da una macchina che in pochi minuti è in grado di fare il tuo lavoro. Un disegnatore ci mette anni per imparare a disegnare, per esportare le emozioni facciali e i piccoli gesti quotidiani… con Midjourney, bastano specifiche parole di testo e il gioco è fatto. Puoi creare un fumetto e come per i siti citati nell’articolo, si può scrivere un romanzo partendo semplicemente da un canovaccio che lo scrittore seguirà in base alle indicazioni proposte dall’intelligenza artificiale. Il vero artista è consapevole che dovrà esistere un lavoro di squadra. Il bello o il brutto, a seconda di come la si voglia vedere, è che se le proposte narrative non vanno bene, basterà dirgli di ripeterle. Il problema è che scrive pure bene. Di buono è che è stilisticamente privo di forma e grazie. Edgar Alan Poe ha un suo stile peculiare. Guy de Maupassant è diverso da quello di Lovecraft. Per farvi capire meglio il mio pensiero vi basterà osservare un Van Gogh e un Picasso. Sono artisti diversissimi che hanno creato un loro stile originale, qualcosa di nuovo. Poco importa se possono piacere o meno, quello è soggettivo. Ma hanno contribuito a legare il proprio nome ad uno stile. Ecco, nella scrittura l’intelligenza artificiale scrive bene, ma non ha la loro grazia e maestria… Oddio, potremmo fare una prova dicendogli di scrivere il continuo di “era una notte buia e tempestosa”, ma di farlo secondo lo stile del nostro scrittore preferito. Sarebbe divertente capire cosa ne esce fuori. Fatemelo sapere, sono curioso.
Pertanto possiamo ricapitolarlo quanto segue: 1) sappiamo che è possibile utilizzare l’intelligenza artificiale per creare fumetti o per aiutare a scrivere un romanzo. 2) Il risultato finale dipenderà dai dati di input e dalle impostazioni utilizzate. 3) Inoltre, l’intelligenza artificiale può essere utilizzata come supporto per gli scrittori, fornendo suggerimenti e idee per aiutarli nella stesura delle loro opere. Tuttavia, è importante notare che l’intelligenza artificiale non può sostituire completamente la creatività e l’abilità degli scrittori, quindi il risultato finale dipenderà sempre dall’interazione tra l’intelligenza artificiale e l’autore. Lo stile dipende dalla persona e non dalla macchina. L’artista dovrà essere consapevole di come l’intelligenza artificiale può influire sulla creazione di un’opera d’arte. Se la mia tesi è corretta, gli esseri umani restano gli artefici delle opere generate dall’intelligenza artificiale, in quanto sono loro a fornire le istruzioni e le indicazioni che l’intelligenza artificiale utilizza per generare i contenuti.
Sono giunto a questa conclusione dopo aver letto tanto sulle sue implicazioni sia legali che artistiche. La cosa migliore e più onesta è lavorare assieme all’intelligenza artificiale, non lasciandole l’onere dell’intero lavoro. Ma è difficile che possa realmente avvenire se, come ha sottolineato una mia cara amica, anche nella stesura delle tesi di laurea, esistono i furbetti che clonano gli altrui lavori. Ogni immagine in questo articolo, se ci avete fatto caso, ha la mia firma. Il motivo è semplice: sono state create dall’intelligenza artificiale sotto mie specifiche direttive. Ho indicato cosa volevo e come lo volevo e lui mi ha proposto varie opzioni. Le migliori, le potete ammirare. Ma è veramente un’interazione essere umano/macchina? Chi è dei due il vero artista? Come ci poniamo difronte ad un articolo giornalistico o un saggio? Come facciamo ad essere certi che sia stato creato per mano dell’essere umano e non sia frutto dell’AI? E chi vi dice che questo articolo non sia semplicemente il frutto di questa interazione? Scoprite se è così e se ne siete convinti, indicatemi cosa è dell’intelligenza artificiale e cosa è di mio pugno. Buona caccia e buon divertimento.
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