FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA SIR OLIVER SKARDY

FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA  SIR OLIVER SKARDY

Autore: Davide Libralato

Per te non servono presentazioni, quindi dimmi tu… chi è oggi Sir Oliver Skardy?
Sono un musicista che suona reggae. Il reggae è oramai un genere da enciclopedia, come lo sono tanti altri purtroppo. Si trovano più o meno nella stessa situazione il blues, il rock’n roll ed il rockabilly ad esempio. Sono affezionato a questo stile di musica e non mi interessa nulla delle mode perchè le trovo effimere e di passaggio, mentre i generi più particolari, ricercati e di “nicchia” rimangono. E io preferisco così perchè faccio parte di questo tipo di musicisti.

Il genere a cui appartieni è come detto il reggae e i suoi derivati. Ma tu che tipo di ascoltatore sei? Da cosa ti senti influenzato musicalmente togliendo appunto lo stile al quale sei indelebilmente legato?
Quando ascolto musica sono attirato molto più dal ritmo e dalle vibrazioni che questa mi trasmette rispetto che dalle melodie o dai testi. Quello che mi interessa maggiormente è proprio la “cadenza” dei brani, il resto è conseguenza. Se qualcosa mi piace la ascolto senza problemi.

Sei stato (con la tua band storica, i Pitura Freska) tra i pionieri per quanto riguarda l’utilizzo del dialetto veneto in ambito musicale. Hai mai pensato come potrebbe essere andata se avessi cantato in italiano?
Non so come potrebbe essere andata, so solo che non è andata per dei motivi ben precisi: la lingua italiana l’ho sempre reputata troppo… come si può dire… “quadrata” forse, almeno per il genere di cui stiamo parlando. Ancora oggi, quindi non solo per me quando suonavo con i Pitura Freska,  cantare in italiano è stato ed è troppo ostico. Molti (giustamente) ci provano e ci riescono anche, ma nell’evento singolo, nel pezzo che magari funziona e suona bene ma che poi non sono in grado di ripetere per i motivi che citavo prima. Non si sente infatti una diffusione della lingua italiana nel panorama reggae nazionale, si ricorre di più all’utilizzo dell’inglese o paradossalmente ai vari dialetti.

Una in venesian xe doverosa: scoltime vecio, cossa ti dixi de ‘sti xovani che se rincojonisse davanti ai cellulari? Xeo possibie che i usa de pi’ Spotify pitosto che godarse un bel concerto fasendo serata in compagnia tra fioi? (Una in veneziano è doverosa: ascoltami caro, cosa dici di questi giovani che si rincoglioniscono davanti ai cellulari? E’ possibile che usano di più Spotify piuttosto che godersi un bel concerto facendo serata in compagnia tra amici?)
I fioi de desso saria fantastici se no i fosse troppo condissionai dai teefoni. Sembra che sensa teefoni el mondo no possa esistar. Purtroppo xe l’arma nuova del nostro millennio e dovemo adeguarse. Fondamentae saria da crearse na cultura prima de usar el teefono, me spiego: prima de ‘ndar in macchina ti ga bisogno de far a scuoea guida… ecco, aeo stesso modo prima de usar el teefono ti gavarissi da far scuoea del teefono. Ai giovani purtroppo ghe manca anca na roba: a comprension del mondo adulto, che fondamentalmente xe queo che ga rovinà el pianeta. Adulti che ovviamente poi serca de scaricar e colpe ai xovani. (I ragazzi di oggi sarebbero fantastici se non fossero troppo condizionati dai telefonini. Sembra che senza telefoni il mondo non possa esistere. Purtroppo è l’arma nuova del nostro millennio e dobbiamo adeguarci. Fondamentale sarebbe crearsi una cultura prima di usare il  telefono , mi spiego: prima di andare in macchina hai bisogno di fare scuola guida…ecco allo stesso modo prima di usare il telefono avremmo bisogno di fare scuola del telefono. Ai giovani purtroppo manca anche una cosa: la comprensione del mondo adulto, che è poi colui il quale ha rovinato il pianeta. Adulti che ovviamente cercano poi di scaricare le colpe ai giovani.)

Hai mai pensato: mi fermo , è giunto il momento di cambiare vita?

Fermarsi? Cosa significa? Impensabile per me fermarsi. indipendentemente dall’espressione artistica che si possa decidere di utilizzare, nella mia visione di questa cosa ti dico che è improponibile fermarsi finchè non si arriva da qualche parte… ed io non sono ancora arrivato.

Ultima domanda. La “mia”, quella che faccio a tutti e che si ripete sempre: “l’Artista per me può definirsi tale perchè vive sognando”, Qual’è il tuo sogno Sir Oliver Skardy?
Il mio sogno è utopistico ed è ahimè di impossibile realizzazione, ed è lo stesso che avevano le generazioni degli anni in cui sono nato io, tra il ’60 e ’70: pace e amore universale, senza più guerre e sfruttamenti, senza più differenze sociali, senza più ingiustizie. E’ un’utopia purtoppo ne sono consapevole, però questo è ancora il mio più grande desiderio, quello che mi piacerebbe vedere in questo mondo. Questa è una cosa che anche io ho ereditato e che mi sento di ritrasmettere attraverso la musica.