FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA: MADASKI

FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA: MADASKI

Autore: Davide Libralato

Madaski, in Italia essere considerati contemporaneamente un’icona della musica elettronica e del reggae è qualcosa che nessun’altro può vantare. Cosa credi possa unire questi due generi apparentemente distanti?
Sicuramente la partenza, ora ti spiego. Mi sono diplomato in pianoforte a 18 anni nel 1983 ed ero musicalmente onnivoro. Ascoltavo di tutto: dal rock all’ heavy metal, dal punk alla new wave, logicamente la musica classica, l’elettronica tedesca, il reggae e persino la disco. L’unica cosa che ho sempre odiato era la musica italiana melodica e cose simili. Da tutte queste influenze ho preso spunto suonando tastiere , basso , batteria e cantando in decine di progetti. Ad un certo punto sono emersi gli Africa Unite e la mia attitudine alla creazione del suono anche nella sua parte tecnica, mi sono interessato al mixaggio analogico e ho iniziato a giocare con gli effetti dubbando i primi pezzi. Poi mi sono spinto più in la con tecniche digitali,  sintetizzatori eccetera e ho dato vita al suono dei miei 4 album solisti usciti negli anni 90.

La tua carriera da musicista e produttore ti hanno portato ad avere esperienze tra diversi generi, influenze culturali e panorami musicali che traggono il loro stile da origini differenti tra loro. Ci sono suoni che ancora non hai toccato con mano e nei quali vorresti cimentarti?
Sto tornando a suonare il pianoforte , ho un paio di lavori in uscita e altrettante colonne sonore in costruzione. Spero vada tutto in porto e nel giro di poco tempo sentiremo un nuovo Madaski.

Non è da tutti i musicisti curare (anche) le parole come hai invece sempre fatto tu con gli Africa Unite (o più in generale con il microfono). I tuoi interventi sono ricchi di messaggi profondi e sentiti, sia con la band della quale sei fondatore con Bunna sia nei tuoi lavori da solista. Quanto è importante il testo in un brano?
Molti non lo sanno ma scrivo ed ho scritto quasi tutti i testi degli Africa mentre Bunna si occupa molto delle linee vocali e della musica in genere. La maggior parte sono scritti per Bunna , quindi adatto i miei testi al suo canto. Ogni tanto invece uso il mio recitato sul quale sono molto libero di esprimere concetti diversi, a volte anche complicati ma sempre in linea con ciò che mi accade intorno. In generale osservo molto e spesso intervengo.

La realtà musicale del 2024 è sicuramente diversa rispetto a quella dei tuoi esordi e che hanno segnato il tuo successo. Credi che siano cambiate di più le “esigenze” degli ascoltatori o la scena degli artisti che si (e le) propongono?
Entrambe le cose. In linea di massima la tecnologia ha modificato molto i rapporti dando possibilità anche a persone davvero impreparate di avvicinarsi al mondo musicale, cosa non sempre positiva. Il crollo del supporto cioè del cd o del vinile ha influito molto nell’approccio all’ascolto. Oggi è possibile avere tutto con un click ma spesso mancano i parametri ed il gusto per scegliere.

Avendo avuto la fortuna di scambiare due parole con te prima di un tuo live mi sono reso conto di avere a che fare con una persona che non riesce a “non concedersi” al suo pubblico e al dialogo anche a ridosso di un’attività così impegnativa. Sei sempre stato così disponibile o è qualcosa che è maturato nel corso degli anni?
All’inizio ero anche più disponibile passando tutto il tempo al merchandise a vendere magliette e cd, a firmarli e bermi buone birre con chi veniva ad ascoltarmi.

L’ultima domanda, quella che si ripete in tutte le mie interviste: “l’Artista per me può definirsi tale perché vive sognando”. Qual’è il sogno di Madaski?
Io sogno poco, probabilmente perchè non mi ricordo i sogni che faccio. Quindi riparto sempre da zero