FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA LENA SCISSORHANDS

FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA LENA SCISSORHANDS

Autore: Davide Libralato

Hai un passato nel mondo della moda, del make up e dell’ hair styling… insomma tutte cose che riguardano l’immagine. Quanto questa cosa credi possa incidere oggi nel mondo della musica?
Non credo l’immagine abbia peso solamente oggi in questo mondo, come del resto in altri che riguardano arte ed intrattenimento. Ricordi i tempi in cui andavano forti MTV e tutti gli altri canali musicali? L’impatto estetico è sempre stato fondamentale, tanto da andare di pari passo con il sound. Nella mia percezione della musica ho sempre creduto fosse importante per entrambi che viaggiassero simultaneamente ed in armonia. Io sono nata negli anni ’80 e crescendo negli anni ’90/2000 ho avuto la conferma che ciò che mostri di te può aggiungere un pò di più alla storia che stai raccontando e alle emozioni che stai cercando di trasmettere dando di fatto la possibilità all’ascoltatore di farti vedere per ciò che sei, anche dall’ attegiamento e dalla presenza fisica. Del resto già  mostri sacri quali Michael Jackson, Madonna o Freddy Mercury (solo per citarne alcuni) hanno sempre fatto questo, e ora se ci pensi è la stessa cosa, anche se probabilmente abbiamo ancora più possibilità di esprimerlo.

La musica a mio vedere è un’arte totale, arte nella quale anche tu esprimi emozioni e riesci ad identificarti come persona, tra le tue tante sfaccettature. Ma Lena come ascoltatrice dove viaggia piacevolmente? Che musica ascolti?
Questa è una domanda molto complessa. Allora, io ti rispondo che ascolto tutto quello che mi muove; può essere di qualsiasi genere, non fa differenza. Ascolto sia musica “vecchia” che ha fatto la storia sia nuova, musica di gruppi già affermati e non. Mi affido a musica di diverso tipo a seconda della mia condizione fisica e soprattutto mentale. Sin da piccola ho sempre ascoltato svariati generi e ho sempre amato anche ballare. Ho solo una regola: per me la musica deve trasmetterti sempre qualcosa che in un dato momento della vita ti tocca, quasi come se l’artista che l’ha composta sappia che è ciò di cui hai bisogno in quel momento. Per questo mi è difficile dirti un genere o un gruppo preciso.

Con gli Infected Rain stai solcando palchi, Festival e realtà di ogni parte del mondo. Qual’è il paese che a tuo vedere accoglie nel miglior modo il vostro tipo di musica?
Io direi che c’è più di un paese da citare per la sua accoglienza. Secondo me la Germania è molto forte per il Metal, poi ci sono sicuramente tutti i paesi nord europei che vanno alla grande. Con mio grande stupore ho scoperto che anche la Grecia, paese nel quale abbiamo suonato per la prima volta quest’anno, è molto supportiva. Sono stati preparatissimi e affettuosi… fantastico! In Bulgaria inoltre c’è da sempre molta risposta anche se non so se questa sia circoscritto solo alla nostra band o al Metal in generale. Questo non è in realtà  mai facile capirlo perché quando vedi la gente che è entusiasta è una grande gioia. In Italia giochiamo un pò in casa. Come ben sai parlo italiano, ci ho vissuto parecchio e ci ho studiato, oltretutto la mia famiglia è ancora da voi (in Italia n.d.r.). Aggiungici poi che la nostra bassista (Alice Lane) è italiana e il gioco è fatto. Negli anni ho inoltre notato che nelle serate in cui si esibiscono gruppi di genere diverso, sicuramente (come dicevo all’ inizio della mia risposta) più a Nord Europa vai più c’è un riscontro positivo. 

Sei molto legata alla tua famiglia, ai tuoi effetti. Lo si evince quando parli di loro anche attraverso i social. Come fai a convivere con questa mancanza quando sei in tour con la tua band?
La mancanza non è soltanto quando sono in tour, io vivo a Las Vegas in Nevada e loro vivono in Italia. Devo dirti la verità: da quando ho ricordi, ad esempio già dall’ adolescenza ho vissuto lontano da loro per varie situazioni familiari ed economiche. Questo mi ha portato (purtroppo e per fortuna) ad abituarmici, anche se ovviamente per il legame che ho con le mie sorelle e mia mamma cerchiamo di vederci almeno un volta o due all’anno. Ci si abitua ma è molto pesante, anche proprio per il fatto che il fuso orario e la conseguente difficoltà di rendersi conto sul quando e come succedano le cose crea non pochi pensieri.

Il tuo corpo è decorato quasi totalmente di tatuaggi. Puoi raccontarci da quanto e da dove nasce questa passione?
A me sono sempre piaciuti i tatuaggi, sia quando li vedevo nei film sia dal vivo su qualcuno che incontravo (anche se nel mio paese di origine in Moldavia erano molto rari). Erano considerati una cosa molto alternativa e banalmente venivano attribuiti a ipotetici carcerati e quelli che se li facevano venivano tacciati come persone poco raccomandabili. Con il tempo, quando ho iniziato a capire che mi piacevano davvero e ho iniziato a guadagnare i miei soldi ho iniziato a studiare chi li fa e come li fa, fino a farmi il primo a 16 anni, un tatuaggio sulla spalla. Non conoscendo nessun tatuatore e tantomeno amici che li facevano mi sono affidata a dei professionisti di cui potevo fidarmi, perciò l’ho fatto in un vero studio. Il secondo l’ho fatto in Italia quando mi sono spostata, e avevo circa 18 anni. Da lì ho cominciato a collezionarli e non mi sono ancora fermata.

L’ultima domanda, quella che si ripete in tutte le mie interviste: “l’Artista per me può definirsi tale perché vive sognando”. Qual’è il tuo sogno Lena?
Qui rispondere non è difficile. È più che altro difficile capire se si ha un sogno solo, perché io penso che tutti noi abbiamo tanti sogni. Non parlo ovviamente solo degli artisti ma un pò di tutte le persone.
Se dovessi scegliere opterei per due tipi di sogni, uno che cammina insieme al mio lavoro e uno più globale. Se quello che fai è Arte (che sia musica, pittura, scultura o qualsiasi altra cosa) nel mio caso personale ciò che vorrei si avverasse può essere  legato alla mia carriera e a quella della mia band. Ho il desiderio di poter prendere il tutto con più  leggerezza perché seppur la crescita del gruppo e dei supporter sia costante sembra che le cose vadano a rilento,  tante cose sono ancora troppo difficili. Ti faccio un esempio: due dei miei musicisti,  a fronte della tournée che sta per cominciare, nonostante si siano presi per tempo stanno aspettando il visto dal loro paese (Moldavia) per poter uscire e proporre la loro arte. Questo secondo me nel 2023 è agghiacciante ed il livello di stress è altissimo. Siamo il primo gruppo Metal in Moldavia e comunque questo paese non ti permette di andare fuori a fare la tua musica. Questo è un mio sogno, riuscire ad esportare ciò che facciamo e che amiamo in maniera libera senza dover chiedere permesso a nessuno, orgogliosi di far conoscere il nostro paese a chi forse non sa nemmeno della sua esistenza. Il mio sogno invece più “totale” è che la gente si svegli e che capisca che oggi come ieri stare qui ed avere tutte queste guerre sembra una cosa ridicola, da bambini. Dopo tutte le distruzioni già avvenute facciamo ancora gli stessi errori. È assurdo. Perché i bambini devono morire anche mentre sono nel proprio letto? Perché ci deve essere l’orgoglio umano che permette iniquità e disuguaglianza nella distribuzione di quello che ci da il pianeta? E non sto parlando che chi lavora tanto debba per forza dividere ciò che guadagna con chi non fa niente. Sto parlando delle risorse umane per la sopravvivenza, di quello che la Terra ci continua a donare e che noi sappiamo solo sperperare e sprecare. Questo mondo è uno ed esattamente come in famiglia ci si dovrebbe dividere tutto, così dovrebbe essere tra le persone. E io mi auguro che un giorno lo sia.