FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA: L’AURA

FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA: L’AURA

Autore: Davide Libralato

L’Aura, è interessante osservare come un’artista dotata del tuo carisma e spessore riesca ad esprimersi in maggiore “libertà e scioltezza” attraverso la musica rispetto ad una chiacchierata in pubblico. Chi ti segue anche nei social questo lo vede e ti apprezza ancor di più per la tua genuinità. Che persona c’è dentro la raffinata L’Aura cantautrice e musicista?
Ci sono tante sfaccettature, ognuna con le proprie peculiarità. 

Il tempo ci regala sempre grandi esperienze, indipendentemente dalla loro natura. Lo stesso tempo che negli ultimi anni ti ha tenuta un po’ più distante dalle scene ti sta (e ci sta) regalando dei brani meravigliosi che hai reinterpretato e composto, prima con “Girls just want to have fun” di Cindy Lauper e da pochi mesi “Pastiglie”. Due brani sicuramente diversi ma che nei loro contenuti per me racchiudono la volontà della persona di ritagliarsi il proprio posto nel mondo. L’accostamento temporale di questi brani è stato casuale o voluto?
Grazie per il complimento, ne sono onorata! Al concetto di casualità preferisco decisamente le “coincidenze fortuite”, che sottendono qualcosa di magico o, chissà, persino un disegno del destino. “Girls Just Want To Have Fun” fa parte della colonna sonora di “The Cage / Nella Gabbia”, opera prima del regista Max Zanin. Il film racconta di come la protagonista impari ad uscire dalla propria “gabbia” attraverso la lotta. “Pastiglie”, il primo singolo del mio nuovo progetto, cavalca tematiche analoghe, ma questa volta ci si libera dalla “gabbia” mediante l’utilizzo dei farmaci. Sostanzialmente, viviamo in un mondo che libero non è, e proprio in virtù di questo lottiamo per ottenere quella libertà che ci sfugge con i mezzi che abbiamo a disposizione. 

Il tuo stile è inconfondibile ed in qualsiasi genere tu ti sia cimentata l’impronta si sente forte, sempre. Qual è il segreto di questo “adattamento” ad ogni tipo di sonorità?
Grazie! Torniamo quindi alla tua prima domanda, con relativa risposta! Il coesistere di diverse “parti” fa sì che il mio animo sia proteso verso realtà molto eterogenee, e tutto ciò che ne scaturisce ne è una diretta conseguenza.

Qual è l’artista (o credo sia meglio dire artisti) che ti ha (hanno) fatto dire: “voglio fare musica anche io perché è quello che mi sento di dover fare…”
Ce ne sono svariati, soprattutto del passato, ma ultimamente sto ascoltando molto FKA Twigs, Halsey, NAOMI SHARON, Charli XCX e Phoebe Bridgers. Fra gli italiani, Coma Cose e Salmo. 

Nei brani in cui partecipi o meglio ancora che scrivi la tua attenzione si rivolge spesso a temi molto delicati o “socialmente” impegnati. Pensi che la musica possa giocare un ruolo fondamentale nella partita del rispetto e della tolleranza o pensi che avresti trovato ugualmente il modo di dare il tuo apporto anche occupandoti d’altro?
Non mi fermo quasi mai a riflettere su ciò che sarebbe potuto essere, perché ho sempre percepito la musica e l’arte in generale come una vera e propria vocazione.

L’ultima domanda, quella che si ripete in ogni mia intervista.  “l’Artista per me può definirsi tale perché vive sognando”. Qual è il sogno di Laura Abela in arte L’Aura? 
Essere felici. Per quanto difficile o fugace sia afferrare la felicità, credo che sia il fine ultimo, il più grande traguardo fra tutti. 

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