Autore: Davide Libralato
Sei ormai più che rodato nel panorama musicale italiano, hai fatto un pò di tutto insomma… ma cosa si sente oggi “un po’ più del resto” Gian Maria? Un chitarrista? Un batterista? Un cantautore?
Mi sento semplicemente uno che scrive canzoni e che non può farne a meno.
La musica nasce e determina delle emozioni, in chi la crea e in chi la ascolta. Tu sei un uomo che esprime così tanto all’interno dei propri pezzi, come fai?
Non so bene come si faccia onestamente, però credo che la motivazione sia molto legata al fatto che scrivo cose reali e che mi sono vicine. E lo faccio sempre con una sorta di onestà nei miei confronti.
Nel tuo attuale (e duraturo) progetto (Sick Tamburo nda) tu e i tuoi musicisti vi esibite mascherati con un passamontagna e vestiti tutti uguali. Puoi spiegarci il perché di questa scelta?
Il passamontagna è nato con l’idea di non farci riconoscere. Poi è rimasto semplicemente per una scelta estetica.
Il cambiamento fa parte di ognuno di noi. Tu hai cambiato molto anche artisticamente e un po’ purtroppo ne sei stato costretto per la perdita di una tua compagna di viaggio speciale ( Elisabetta Imelio). Cosa ti spinge a continuare sempre nonostante le difficoltà?
In realtà, almeno dal punto di vista musicale, non è cambiato nulla da quando se ne è andata l’altra metà dei Sick. Da tempo lei non partecipava più alla parte musicale e veniva a fare qualche concerto ogni tanto. La direzione che c’è ora l’avevamo presa già dal secondo disco in pratica.
Poi, dal punto di vista umano, ho dovuto cambiare tante cose perché quella è stata una perdita a cui non ci si può abituare.
Tu eri Indie quando ancora non era una definizione così diffusa… cos’è per te oggi essere Indie?
Non ho mai ben capito cosa intendessero con Indie. Credo fosse una cosa legata alla produzione indipendente e non legata ad una grossa etichetta discografica. Credo che spesso si faccia confusione con l’ Indie (qualsiasi genere musicale può esserlo) e l’alternativo, che invece è cosa molto più rara e sta appunto a indicare un qualcosa che è alternativo a quello che più va.
Ultima domanda, quella che si ripete sempre nelle mie interviste. “L’ artista per me può definirsi tale perché vive sognando”. Qual è il tuo sogno GianMaria?
Il mio sogno si è realizzato parecchi anni fa. Ho sempre sognato di fare il musicista come mestiere, per questa ragione mi reputo veramente fortunato.
Posso anche lavorare 20 ore al giorno ma facendo esattamente ciò che mi piace… non mi sembra nemmeno di lavorare.