FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA: FILIPPO DR. PANICO

FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA: FILIPPO DR. PANICO

Autore: Davide Libralato

Filippo, di fronte alle tante realtà e innovazioni che stiamo vivendo in questi anni, la tua figura artistica e professionale è tra quelle che più mi affascina. Spieghiamo ai nostri lettori chi sei e cosa fai, perché definirti poeta è riduttivo, musicista idem e comico non ne parliamo. Chi meglio di te può delineare la tua persona? 
Wow, innanzitutto ti ringrazio molto! Sono partito come cantautore ma visto che forse non ero bravissimo, col tempo ho sviluppato un po’ di cose che mi passavano per la testa. La scrittura è sicuramente quella che mi è venuta meglio e, da febbraio 2018, grazie anche a una fanbase che iniziava a prendere forma tramite i social sono partito col mio Tour dei Soggiorni: un tour di spettacoli comico-poetici fatto solo ed esclusivamente nelle case delle persone. Lo spettacolo mescola poesia, comicità, canzoni e improvvisazione, e da questi 6 anni grazie solo ed esclusivamente al passaparola conta circa 500 spettacoli con più di 15.000 spettatori complessivi.

Ho avuto il piacere di assistere ad uno dei tuoi spettacoli e conseguentemente a constatare il calore che riesci a trasmettere a chi ti ascolta e si ritrova nelle tue parole recitate con semplicità e sentimento. Questo è frutto di uno studio attento o sei così anche nella vita di tutti i giorni?
Ti ringrazio anche di questo, è uno dei complimenti migliori che mi potessi fare. Diciamo che ho iniziato a fare spettacoli dal vivo da quando avevo 15 anni e da lì non mi sono mai fermato. Ora ne ho 34, e non ho mai smesso di trovare la dimensione del mondo in cui mi sento più a mio agio. Ho anche sbagliato molto nel corso degli anni e forse è quello il mio “segreto”. Facendo tentativi e cercando strade da percorrere nel modo in cui mi ponevo col pubblico o nel modo nel quale interpretavo le cose. Ho cercato sempre di divertirmi e penso che questo arrivi. Sbagliando e cercando di migliorarmi sono arrivato a quello che hai visto, che ovviamente non è un punto di arrivo ma la fotografia di quello che in questo momento credo sia giusto fare per me. Se sono così nella vita di tutti i giorni? Quando ero più piccolo sicuramente sì. Ora cerco di darmi un freno (a volte).
Più che altro durante il mio spettacolo c’è una legge non scritta per cui posso rispondere simpaticamente male a una persona o insultarla col sorriso, mentre nella vita questa cosa non c’è perché non tutti si divertirebbero. Sembra scontato ma l’ho capito intorno ai trent’anni.

So che sei diventato padre da pochi mesi. È difficile conciliare il tuo lavoro “itinerante” di fronte alla magnifica esperienza genitoriale? 
Eh, questo te lo saprò dire più avanti. Per ora ho deciso di partire meno per il tour sia per aiutare la mia compagna sia per stare di più con mia figlia. Partirò “solo” per un viaggio di 5 spettacoli al mese. Il mese scorso è stata la prima volta in cui sono partito e quando sono tornato ho trovato la bambina più cresciuta. Mi ha fatto strano, e non voglio in futuro voltarmi indietro e pensare che non ci sono stato. Comunque se si vuole, con un po’ di testa si può fare tutto.

Sei originario (per metà se non ricordo male) della Basilicata. Culturalmente e popolarmente in Italia questa regione è a mio avviso poco considerata. Qual’è secondo te il motivo e cosa ne pensi in merito? È giunto il momento di dare voce al tuo libero sfogo!
Sono cresciuto a Potenza e a 18 anni appena compiuti, appena finita la scuola sono scappato a Roma tornando giusto per Natale. La Potenza e anche la Basilicata dei primi anni 2000 però erano sicuramente diverse da quelle di ora, e per me che volevo andare nei cinema, a vedere i concerti, conoscere persone e partecipare alle cose la vivevo come una prigione. La provincia è e resterà sempre difficile per chi ha questo tipo di approccio e di fame, ma è comoda per altri motivi. A 16 anni l’avrei bruciata, ma ora quando ci torno ne vedo di più i pregi e anche le bellezze. Anche paesaggisticamente la Basilicata è incantevole, ma da piccolo non lo sai apprezzare. Io in particolare non avevo proprio gli occhi per questo tipo di cose. Di questo un po’ me ne dispiaccio, ma quando ho aperto lo sguardo è stata un’epifania.

Questa è per soddisfare una mia curiosità: sai fare molto bene da mangiare prestando anche molta attenzione agli ingredienti e al loro abbinamento non proponendo mai ricette banali. Da quando hai sviluppato questa passione?
Ah, giusto! Non avevo specificato che prima dei miei spettacoli preparo un buffet vegetariano per tutti i partecipanti. A essere sincero per me il momento della preparazione è un momento di totale relax,  concentrazione e anche un po’ di amore. In quell’oretta e mezza metto ordine al disordine e mi sembra di avere tutto sotto controllo. È rilassante e poi se ci metti amore in qualcosa si sente. La passione per il cucinare mi è venuta quasi in maniera obbligata vivendo da solo, quando avevo una ventina d’anni. Mi sono accorto subito che c’ero portato già dall’inizio e poi sono rimasto affascinato dal fatto che ci fosse qualcosa di ipnotico e concentrante nel cucinare. Grazie per il complimento! Mi fa molto piacere.

L’ultima domanda, quella che si ripete in tutte le mie interviste: “l’Artista per me può definirsi tale perché vive sognando”. Qual’è il sogno di Filippo Dr.Panico?
Il mio sogno? Che la fine non sia la fine, ma un nuovo inizio…