FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA FABRIZIO PATERLINI

FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA FABRIZIO PATERLINI

Autore: Davide Libralato

Sono arrivato a conoscerti grazie alla condivisione della tua musica attraverso un profilo Social, il quale accostava i propri versi ai tuoi brani… cosa pensi in merito alle Arti che apparentemente non hanno nulla da spartire ma che riescono invece a creare meravigliosi connubi?
Credo sia difficile che le Arti non abbiano in realtà nulla da spartire, anche se appartengono a mondi apparentemente lontani. Vedo di continuo usare le mie musiche per creare qualcosa di nuovo e artistico ed è realmente il ruolo che ho sempre sperato avesse la mia musica. Chi la usa per dipingere, fotografare, danzare o, appunto, citare versi di una poesia. Non riesco ad immaginare cosa più gratificante per un artista che essere fonte di ispirazione per gli altri. 

Ascoltando componimenti così delicati e soavi come i tuoi mi sorge sempre una curiosità: quando questi nascono sono figli di una tranquillità che vuoi donare a chi poi li ascolterà o sono in primis il risultato di una ricerca di “calma”  interiore e personale?
Questa è una bellissima domanda alla quale è difficile rispondere. Sono certo che c’è una corrispondenza abbastanza evidente tra vita “vissuta” e ispirazione artistica: almeno nel mio caso, ho cominciato a scrivere musica tardi, quando ho iniziato un cammino personale volto a capire, per quanto possibile, quale fosse il mio ruolo in questo mondo. Poi in realtà, non sempre i periodi di raggiunta “calma interiore” portano più frutti rispetto ai periodi più inquieti: ho scritto molto all’inizio del mio percorso e sicuramente ero meno saggio (per quanto possibile, ride) di quanto non sia oggi. Quindi sì, c’è una corrispondenza tra ricerca nella vita e ricerca nell’Arte e sto ancora approfondendo la questione. 

So che la tua passione per la musica non si limita alla musica classica. Cosa rappresenta per te il pianoforte (ovvero il tuo strumento di riferimento oggi) e ciò che riesci con esso ad esprimere?
I tasti del pianoforte rappresentano realmente un prolungamento delle mie dita. Mi trovo estremamente a mio agio davanti a quella tastiera, anche se a volte non arriva nessuna melodia nuova ad incoraggiare il processo creativo. E’ uno strumento che suono da quando sono davvero piccolo: ricordo che mio padre mi racconta che già a 5 o 6 anni suonavo le melodie che sentivo nelle pubblicità alla televisione, quindi la “fusione” con lo strumento è davvero a livelli molto elevati. 

La musica classica richiama troppo spesso una visione “antiquata” del concetto musica. Tu sei invece la dimostrazione che anche un musicista di questa tipologia possa derivare o comunque apprezzare diversi generi. Raccontaci un pò il percorso che hai avuto attraverso il rock, il jazz ed il pop ad esempio!
Io nasco come musicista rock. Quando avevo 14 anni, ho riempito i martelletti in feltro di puntine da disegno per avere il classico suono metallico dei pianoforti blues degli anni 50. Quindi io vengo da lì, da Jerry Lee Lewis, Little Richard e tutto quel panorama. Poi ho scoperto i Pink Floyd (ancora oggi la mia band preferita) e mi sono tuffato a piene mani negli anni ’70, decennio che amo molto dal punto di vista musicale. 
Il jazz l’ho scoperto ed investigato invece più tardi: ho studiato per un po’ di tempo jazz quando vivevo a Milano. Anche quello è un percorso che non ha mai fine. Il mio artista preferito contemporaneo è Brad Mehldau, l’ho visto dal vivo più volte e ho seguito con interesse ed ammirazione tutte le sue (numerose) evoluzioni in campo musicale. 

I pezzi che componi sono sempre privi di qualsiasi tipo di voce. Hai mai pensato di poterci in qualche modo inserire un cantato, dei versi o qualcosa di simile?
Personalmente non sarei in grado di scrivere nulla se l’obiettivo fosse quello di cantare una melodia: è successo nel vasto mare dell’internet che qualcuno abbia preso i miei brani e ci abbia cantato sopra. Il risultato è stato decisamente sorprendente, per me in primis! 

L’ultima domanda, quella che si ripete in ogni intervista di questa rubrica: “l’Artista per me può definirsi tale perchè vive sognando”. Qual’è il tuo sogno Fabrizio? 
La mia è una vita piena e ricca di soddisfazioni e di questo sono costantemente grato. Ovviamente, come tutti gli artisti, c’è sempre qualcosa che manca, qualcosa a cui si tende. In questo, il sogno è quello di essere in grado di portare la mia musica all’ascolto di un numero sempre maggiore di persone.