Autore: Davide Libralato
Dai tempi con i Prozac+ le cose sono cambiate molto nel nostro paese, sia socialmente che musicalmente. Se dovessi scegliere una cosa, quale recupereresti di quegli anni?
Il futuro… recupererei l’idea di futuro che potevamo permetterci di sognare in quel momento storico, una visione che anche se
influenzata dall’ingenuità della mia giovane età, era ancora possibile in quegli anni. Vedevo la battaglia per la parità dei diritti tra le persone, guadagnare granelli di terreno ogni giorno, fare piccoli ma continui passi avanti; il panorama musicale sembrava finalmente svecchiarsi ed aprirsi alle correnti contemporanee, innovative scoperte scientifiche ampliavano le nostre prospettive e l’economia del paese ancora ci permetteva di sperare assistendo ad un’evoluzione: in una parola al progresso!
Proiettandomi nel futuro, immaginavo la nostra società evolversi e protendere invariabilmente verso il miglioramento, magari attraverso un percorso non sempre privo di ostacoli o indolore, ma certamente vittorioso.
Oggi quella visione si è infranta, i diritti conquistati sono quotidianamente messi in discussione, prede di una visione retrograda e oscurantista dominata dall’avidità che si diffonde come un cancro. L’economia e la politica mondiale sono fonte di gravi preoccupazioni, i populismi come sempre in questi scenari guadagnano terreno a scapito della crescita emotiva e culturale di un paese, siamo stati attraversati da una pandemia che ha creato nuove paure e grandi divari socioeconomici per non parlare della musica: un oceano sterminato in cui pirati digitali senza scrupoli (Spotify, Apple music ecc…) orientano e tiranneggiano il mercato musicale con una ferocia che spaventerebbe anche la flotta della Ching Shih più incazzata!
Credo un artista non si debba fossilizzare all’interno di un genere prestabilito e/o preconfezionato, e tu di questa cosa ne sei un esempio da sempre data (anche) la varietà di musica che proponi nei tuoi set da Dj ad esempio. Da musicista, c’è qualche sonorità che ancora non hai attivamente accarezzato e nella quale vorresti cimentarti?
È vero! Sono sempre stata decisamente curiosa, mi piace frequentare nuovi luoghi sonori e magari provare a condividerli con gli altri, anche se non sempre la proposta soddisfa tutti i palati.
Ci sono molti generi e sottogeneri con cui mi piacerebbe “giocare”: un certo tipo di elettronica magari sperimentale, o lo swing per esempio. Avrei sempre desiderato cantare con un’orchestra al mio fianco, l’energia sonora degli strumenti acustici è ineguagliabile, per me non esiste niente di meglio.
La tua voce è inconfondibile e riporta inevitabilmente ai singoli che ti hanno portata al successo insieme alla tua band. Il fatto che tu sia legata a questi brani è una sorta di rampa di lancio o pensi abbia condizionato le “aspettative” e le “richieste” del tuo pubblico?
Entrambe le cose direi, poi dipende sempre come ti poni con te stessa, in base alle carte che hai in mano e quali vuoi giocare.
Probabilmente in parte sbagliando, non ho mai voluto sfruttare i solchi lasciati dall’eredità sonora dei Prozac+, nel caso di “Duramadre” ho preferito uscire con due singoli particolari, al posto di altri più vicini (a livello sonoro) al passato. Oggi non credo lo rifarei.
Ma allo stesso tempo non sono capace di scrivere a comando cercando di rincorrere “il successo”, perché… proprio non sono così brava!
A tuo parere negli anni (parlando di musica ovviamente) il significato di Pop è cambiato? Cos’era il Pop ieri? Ed oggi? Tu ti senti Pop?
L’evoluzione linguistica nel tempo è una delle caratteristiche peculiari del linguaggio, la lingua si adatta alla società che la usa (ne è lo specchio a guardar bene) ed allo stesso tempo ha il potere di cambiare quella società mutando il ruolo dei termini.
Questa è una bella domanda alla quale, se si volesse rispondere bene, bisognerebbe scrivere un saggio.
Ho sempre fatto moltissima fatica ad incasellare la musica nei diversi generi e a ricordare il nome e le caratteristiche di tutti, che noia!
Comunque I’ accezione con cui il termine pop (popular) viene usato oggi è alleggerito e svuotato di molto del suo significato.
Negli anni ’70 non aveva il retrogusto negativo che invece ha incorporato a partire dagli anni ’90, in opposizione alla scena alternativa.
Trovo che la musica pop anni ’80 sia stata sottostimata perché giudicata colpevole di un ampio riscontro commerciale.
Tu che giri l’Italia e situazioni di diverso tipo, credi che i giovani si siano (o comunque lo stiano facendo adesso) allontanati dal mondo del rock inteso anche come ricerca di un certo tipo di comunicazione “alternativa e genuina” in contrapposizione alla musica che invece è più in voga oggi?
Direi che è innegabile, basta guardare le vendite (scarse per tutti ma scarsissime in ambito rock). L’aria è cambiata da un pezzo, il rock non è più interessante per la maggior parte dei ragazzi e credo che sia anche giusto così per quanto li riguarda. Ogni generazione si crea il proprio linguaggio e le proprie divinità; che poi ci dicano molto della società che rappresentano ne è la conseguenza.
L’ultima domanda, quella che si ripete in tutte le mie interviste: “l’Artista per me può definirsi tale perché vive sognando”. Qual è il tuo sogno Eva?
Sogno un tempo più gentile in cui la prevaricazione lasci il posto all’umanità, in cui la storia insegna e l’uomo impara dai suoi errori, in cui i forti sono quelli che sanno ascoltare e sostenere e non opprimere e denigrare, in cui c’è posto per tutti e tutti hanno un posto, in cui tutti siamo ospiti e non padroni. Sogno…