FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA CRISTINA DONA’

FACCIA A FACCIA CON LA MUSICA CRISTINA DONA’

Autore: Davide Libralato

Sei un’autrice così multiforme da essere d’ispirazione per molti Artisti, come ti fa sentire questa cosa?
Sapere di essere un riferimento mi sorprende sempre e certamente mi gratifica. Mi sorprende perché quando ho iniziato ad esibirmi eseguendo cover nei locali di provincia non credevo di poter scrivere canzoni mie.  Quando poi ho cominciato a scrivere le prime canzoni non pensavo di poter creare una mia impronta specifica con riconoscibilità, una matrice. Non immaginavo che avrei avuto il privilegio di diventare un’ ispirazione per altri, davvero. Creare un proprio stile può essere un processo casuale, o meglio, può essere un’esperienza del tutto inconsapevole. Sapevo solo che cantare e trovare le parole giuste da liberare con la voce era l’azione che mi faceva stare meglio in assoluto, una sorta di oasi trascendentale. 
Quando mi dicono che sono un riferimento mi fa piacere, ma è un piacere che cerco di riversare subito nella volontà di continuare a fare bene ciò che faccio, oggi, perché l’esempio migliore per gli altri sta nella dimostrazione di un impegno costante, soprattutto in un mondo di approssimazione. 

Puoi “vantare” collaborazioni con decine di Artisti di fama anche internazionale. C’è qualcuno che per te è fonte di particolare stimolo creativo?
Tutti quelli che hanno il coraggio di spingersi in direzioni imprevedibili, che amano rischiare e lo fanno per creare percorsi nuovi e di qualità. Tra gli artisti di oggi mi vengono in mente Iosonouncane, Daniela Pes, ma anche i Baustelle, con il loro pop dissacrante. Battisti con Mogol ma che sa anche allontanarsi da Mogol. I Radiohead che portano il loro pubblico su sentieri impervi con una disinvoltura commovente. Ma anche la perseveranza, la qualità e il duro lavoro delle mie colleghe cantautrici in questo paese: Elisa, Carmen Consoli, Marina Rei, Patrizia Laquidara, Margherita Vicario, Ginevra Di Marco, Ditonellapiaga, Paola Turci, Debora Petrina, Beatrice Antolini, solo per citarne alcune. 

C’è chi sostiene che più l’animo è rock più un musicista riesce ad infondere dolcezza nei propri brani più tranquilli. Stando a questa teoria tu sei particolarmente rock, perchè le tue melodie e le tue interpretazioni sono di una soavità e di una sensualità assai rara… me lo confermi?
E’ una teoria molto interessante anche perché è in antitesi con lo stereotipo patriarcale del rockettaro dall’espressione inamovibile e il testosterone a palla. 
Per quel che mi riguarda il rock ha molto a che fare con le sfumature selvatiche e selvagge del femminile. Nel femminile convivono le striature nervose, le scosse della creazione assieme alla dolcezza dell’accoglienza e della comprensione.

L’ Universo, inteso come qualsiasi cosa di naturale che ci circonda è spesso protagonista all’interno dei tuoi pezzi. Trovi quindi nell’ambiente un’ispirazione vera e propria o le citazioni contengono sempre metafore e spunti che celano altri significati?
Entrambe le cose. Mi incuriosisce molto chi studia gli avvenimenti e le logiche di cui facciamo parte ma di cui spesso ci dimentichiamo perché invisibili o perché le diamo per scontate. Non siamo esseri isolati bensì facciamo parte di un sistema complesso, ecco, quel sistema mi interessa, mi affascina. Apparteniamo a quel sistema. Penso che un trucco indispensabile per rimanere “umani” sia mantenere lo stupore. Naturalmente non uno stupore intorpidito, passivo e beota, ma un’attitudine alla curiosità e alla meraviglia verso ciò che ci circonda. Cerco di avere uno sguardo grato. 

Sei molto conosciuta ed apprezzata anche in paesi anglofoni. Che effetto fa esibirsi lì cantando nella propria lingua? Soprattutto per un’Artista come te che cura moltissimo le parole ed il loro contenuto.
La mia conoscenza dell’inglese non è tale da farmi sentire veramente dentro alle parole che pronuncio, anche quando sono una traduzione letterale delle mie. Mi piace cantare in inglese, da sempre, ma capisco di essere me stessa solo con la mia lingua, l’italiano, perché sono in grado di esprimere esattamente ciò che voglio comunicare e di poter giocare con le parole, come amo fare.

L’ultima domanda, quella che si ripete in tutte le mie interviste: “L’Artista per me può definirsi tale perchè vive sognando” Qual’è il tuo sogno Cristina?
Al verbo “sognare” preferisco “immaginare” perché il sogno è più direttamente collegato a un momento passivo, di riposo, con gli occhi chiusi, mentre l’immaginazione avviene durante la veglia.  Voglio immaginare quel futuro che ci tengono nascosto dietro a progetti di guerra e dominio. Immagino un essere umano più cosciente, consapevole e degno del proprio ruolo su questa terra, lo immagino e lo desidero fortemente.