Autore: Sabrina Fava
Mossi capelli castani ad appoggiarsi su esili spalle, un naso diritto di una dolcezza dirompente. Iridi scure incastonate a delineare uno sguardo duro in netta contrapposizione con l’aura emanata da Evan Peters. Un ragazzo da un viso così tenero è riuscito a indossare i panni dei più spietati esemplari della razza umana. L’attore statunitense si è crogiolato per una decina d’anni senza alcuna incertezza nelle manie e depravazioni di Ryan Murphy, il regista dell’amatissimo American Horror Story, una serie TV che ha rivoluzionato l’horror moderno.
“Vorrei tanto interpretare una persona normale” è giunto a dire Evans Peters durante un’intervista.
Stavano iniziando le riprese di Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer ed era terrorizzato. L’idea di immergersi nei meandri oscuri della psiche del serial killer conosciuto come il “Cannibale di Milwaukee” ha rischiato di farlo ricadere nella paranoia. E se non ne fosse più uscito? Ha dedicato svariati mesi allo studio del pluriomicida immaginando come potesse essere uccidere, vivisezionare e mangiare le proprie vittime, nel desiderio di effettuare un’interpretazione magistrale. Inutile dire che c’è riuscito egregiamente. Gli occhiali dalla montatura rigida erano un peso costante sul piccolo naso dell’attore, i capelli schiariti li osservava ogni giorno fissando la sua immagine allo specchio. La voce abbassata di qualche tono portandolo a esalare quell’ “okay” che ci fa venire i brividi. Si è legato dei pesi a braccia e caviglie per emulare la rigidità del killer.
Non era più lui, era diventato Jeffrey Dahmer.
L’effetto collaterale è che si sentiva davvero un mostro. Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer è il prodotto della regia dello stesso Ryan Murphy di cui prima, perciò quest’ultimo e Evans Peters si sono ritrovati nuovamente a lavorare insieme dopo una decina d’anni di collaborazioni. Il regista ha confermato le sue paure. “Non lo avevo mai visto così”.
Era terrorizzato dall’idea che impersonare un mostro l’avrebbe reso tale. La paura di una possibile eventualità non fa che fomentare la paura stessa, spedendoci esattamente in quella direzione. Detto in parole povere, maggiore è la paura di divenire in un determinato modo, maggiore è la possibilità che accada.
Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer è una serie TV cruda, dura, deturpante. È una pillola peculiare in quanto emana così tanta empatia da lasciare di stucco. Chi si sarebbe aspettato “empatia”? La visione è un alternarsi di picchi in un guerreggiare fra odio e pietà. È così dolorosa che ci si vorrebbe strappare i timpani per smettere di ascoltare le parole di una persona ferita, coprirsi gli occhi per trattenere le lacrime che non faranno altro che soggiornare nelle vostre orbite fin dai primi istanti.
Un omicidio è sempre un omicidio e non è mai giustificabile. Tuttavia, la regia ammirevole e la sceneggiatura devastante lasciano comprendere come certe perversioni mentali, a causa delle influenze quotidiane, possano condurre alla dannazione.