E SE TORNASSE DANTE ALIGHIERI?

E SE TORNASSE DANTE ALIGHIERI?

Autore: Gianluigi Chiaserotti

Scrisse Niccolò Tommaseo (1802-1874), linguista, scrittore e patriota: 

«Leggere Dante è un dovere; rileggerlo un bisogno; sentirlo è presagio di grandezza.».

In ogni secolo, in ogni periodo storico, ogni anno (col “DanteDì”), in ogni situazione si ricorda, si cita e si celebra Dante Alighieri.

Fu Poeta, ma anche Scrittore, Saggista, Storico, Filosofo, Umanista, Cronista.

Ma se questo intellettuale, grande certezza italiana,  tornasse fra noi?

Sicuramente troverebbe la sua patria come ebbe il coraggio di narrarla in quel capolavoro che è la “Divina Commedia”.

«[…] ipocrisia, lusinghe e chi affattura/ falsità, ladroneggio e simonia/ ruffian, baratti, e simile lordura […]» così mirabilmente Dante scrive nel Canto XI dell’Inferno (58-60) per descrivere cosa lo aspetta appunto nel proseguimento del viaggio infernale.

E se visitasse il nostro mondo non troverebbe sicuramente nulla di mutato.

Forse non c’è la “simonia”  ma falsi, ipocriti, invidiosi e bugiardi senza dubbio.

Cambia il modo di governare l’Italia, ma certi scandali, comuni col tempo dantesco, restano purtroppo sempre vivi.

Fanno parte della natura umana.

Ed il “Veltro”  che Dante profetizzò nel I Canto dell’Inferno,  lo stiamo ancora attendendo!

Ma non voglio essere così pessimista.

Alcuni aspetti che il Nostro previde prima di ogni altro, e se tornasse, ne sarebbe più che contento.

Infatti profetizzò che i colori della nostra bandiera fossero il Verde, il Bianco ed il Rosso, e ben due colti riferimenti.

Una prima volta: «[…] Sovra candido vel cinta d’uliva/ donna m’apparve, sotto verde manto/ vestita di color di fiamma viva» (Purg. XXX, 31-33), dedicati all’amata Beatrice.

Una seconda volta è, senza  dubbio, in Purg. XXIX, 121-126: «[…] Tre donne in giro dalla destra rota/ venìan danzando: l’una tanto rossa/ ch’a pena fora dentro al foco nota/ l’altr’era come se le carni e l’ossa/ fossero state di smeraldo fatte/ la terza parea neve testé mossa;». Le tre donne sono le virtù teologali: fede, speranza e carità.

Ma, per alcuni interpreti, queste tre virtù devono essere poste a fondamento della vita civile, cosa a cui teneva appunto, e molto, il Sommo Poeta.

Altro aspetto che sarebbe orgoglioso constatare è senza dubbio l’Unità d’Italia sia politica che linguistica, ma soprattutto anche i confini orientali della nostra Penisola, che sperava includervi, già nel ‘300, l’Istria ed il Tirolo Meridionale. Celebri i versi (112-114) nel Canto IX dell’Inferno: «[…] Sì com’ad Arli, ove Rodano stagna,/sì com’a Pola, presso del Carnaro/ch’Italia chiude e suoi termini bagna, […]». 

Dante intuì, interpretò ed alimentò la coscienza nazionale, che sicuramente ritroverebbe se tornasse tra noi, e che, in fondo, abbiamo, ma deplorò le divisioni interne e, come dicevo prima, gli scandali. 

Ma sicuramente constaterebbe che la lingua e la letteratura italiana hanno un altissimo prestigio ed un particolare livello e  che dura tuttora e senza dubbio durerà.