DUE SETTIMANE DI FUFFA

DUE SETTIMANE DI FUFFA

Autore: Lorenzo Grazzi

Immagine di Gabor Balazs

Cosa resterà delle olimpiadi di Parigi 2024? Beh, la cerimonia di apertura è stata inaugurata da Lady Gaga e chiusa da Celine Dion e direi che non ci si può lamentare, come non ci si può lamentare del fatto che, per la prima volta, non uno stadio o un palazzetto siano stati lo sfondo della cerimonia di apertura, ma un’intera città (e che città!).

Quella di Parigi è stata l’Olimpiade più green di sempre, con un’attenzione quasi maniacale per il consumo di risorse e il controllo della spesa. Un vero esempio di stile e sostenibilità.

Poi ci sono state le gare, i pianti (di gioia e rabbia), le medaglie, le rivalità…

Ma cosa rimane poi di queste due settimane di spirito sportivo? Episodi tristi, purtroppo.

Le delegazioni “in fuga” dal villaggio olimpico perché c’era poca varietà nel cibo e l’aria condizionata troppo alta ci hanno sbattuto in faccia con poca grazia che, alla fine, siamo molto poco disponibili verso un cambiamento di abitudini che possa aiutare il pianeta. Alla fine, l’individuo viene prima di tutto (sì, anche in un clima sportivo).

La vastità dell’egocentrismo ha sconfitto lo spirito olimpico, quello che il presidente del CIO, Thomas Bach, aveva caldeggiato all’inizio dell’evento “Ricordatevi che in queste due settimane voi sarete d’esempio per il mondo”, aveva detto.

Eh, niente… alla fine tutto è finito in fuffa perché quello che il mondo ha visto è stato un nuotatore dormire sotto una panchina per il caldo (ma come facevano alle Olimpiadi trent’anni fa? Quando l’aria condizionata non esisteva?).

E poi la lunghissima e inutile polemica sulla pugile tunisina, polemica che ha visto l’Italia in prima fila (noi non ci tiriamo mai indietro) e che è stata cavalcata come nessun destriero lo è mai stato regalando momenti di gloria alla pugile nostrana (che diversamente sarebbe stata dimenticata dopo qualche ora) e al governo italiano che ha preferito regalare dichiarazioni e incontri ai giornali parlando di questa polemica piuttosto che di cose, perdonatemi, un filo più pressanti come la guerra in Medioriente che nelle settimane delle Olimpiadi ha raggiunto livelli di allerta così alti da puzzare di Terza guerra mondiale.

Ah, e non dimentichiamo l’altra grande questione, quella dell’Ultima Cena di Leonardo interpretata in chiave queer. I cristiani di tutto il mondo sono insorti (e anche la Santa Sede… dopo dieci giorni), indignati perché si stava profanando un simbolo della cristianità. 

Che poi si tratta di un’opera realizzata da una persona che ha rischiato più volte di finire al rogo… sì, i cristiani dell’epoca non amavano molto Leonardo che si rifiutava di accettare tutto in nome di dio e preferiva la scienza. I cristiani di oggi, invece, quell’Ultima Cena la vogliono tatuata sulla pelle perché gli appartiene, è loro!

Ma l’arte appartiene a qualcuno? Probabilmente sì, perché non si spiegherebbe come mai bisogna pagare un biglietto per vederla.

Come non si spiega come un messaggio di integrazione debba essere offensivo per una religione che professa il “porgi l’altra guancia”. 

Siate accoglienti a casa vostra in pratica… o come si diceva un tempo: tutti c****i col c**o degli altri. 

Alla fine delle Olimpiadi ci si è accorti, troppo tardi, che quasi 15.000 persone si sono ritrovate a rischiare il posto di lavoro poiché la cannabis light era stata messa fuori legge (perché puoi prendere una bottiglia di superalcolico e bertela in strada, ma un la cannabis light proprio no!).

Che poi voglio dire… se è legale non vuol dire che uno debba farsi dalla mattina alla sera. Non è che perché ci sono gli alcolici al supermercato dobbiamo tutti essere pieni come delle vasche, no?

Ecco, lo spirito olimpico, quella competizione mondiale per la quale in passato si sospendevano persino le guerre e che erano un modo per sfogare gli ardori lontano da un campo di battaglia, oggi sono state solo lo sfondo per le miserie della specie. 

Quanto valgono ori e applausi se non impongono più nemmeno un momento di riflessione, di pudore nelle azioni e nei modi?

E soprattutto: se nemmeno un evento globale che ha lo scopo di infondere un momento di aggregazione tra le genti riesce a far cessare i bombardamenti per due settimane, quali speranze ha l’uomo di sopravvivere a sé stesso?

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