DISTINGUERSI DALLA MASSA. RISCHIO O CONDANNA?

DISTINGUERSI DALLA MASSA. RISCHIO O CONDANNA?

Autore: Davide Libralato

Giorni fa, dalla citazione di un Artista che non è mancato sicuramente in personalità e carattere, un uomo il cui carisma risuona ancora oggi nei suoi aforismi e nelle sue poesie poi musicate dalla Band di cui era Frontman (i The Doors) è sorta in me una riflessione.
Al secolo James Douglas Morrison (Jim Morrison per i piu’) diceva: 

“Ho bisogno di distinguermi dalla massa. Non mi sento al mio posto in mezzo alla maggioranza”

Che questo nasca da un’esigenza o da una scelta ponderata poco importa. O forse importa ai fini di una lettura caratteriale dell’individuo, realtà è che distinguersi dalla massa ponendosi diversamente dal gregge è qualcosa di assolutamente impagabile che però deve nascere in maniera naturale, altrimenti da forzatura diventa piu’ controproducente che altro.<br>Ad ogni modo, se ora riportiamo questo concetto ai tempi in cui stiamo vivendo, il tutto risulta attuale o anacronistico? Risulta una rischiosa opportunità o una pesante condanna? Io credo che nonostante le abitudini e i contesti storico/sociali mutino alla velocità della luce, essere “diversamente uguali” o comunque riuscire a distaccarsi da ciò che può risultare a volte più confortevole abbia sempre lo stesso identico fascino. Ricordo che fin dalla tenera età il sottoscritto ha faticato a rimanere in quei binari preconfezionati dalla società, ma soprattutto da quei benpensanti che si limitavano ipocritamente ad essere tali. A partire dall’abbigliamento passando genericamente per il look (quale capelli e accessori vari) o tra le mode che si susseguivano, proprio non riuscivo ad omologarmi. Ragionandoci su anche adesso che ho messo in archivio qualche delusione e parecchie soddisfazioni mi chiedo, esattamente come fosse il mio primo giorno di scelte indipendenti: perchè qualcuno ci vuole tutti uguali? Per avere le vetrine dei negozi pronte a soddisfarci tutti insieme appassionatamente? Per creare quelli stereotipi che ci possano rendere etichettabili e quindi catalogabili piu’ facilmente? O semplicemente per il piacere di qualche mente superiore a tutto ciò che crea per poi distruggere a proprio piacimento? Io sono del partito che se voglio mettermi una fascetta per i capelli che solitamente portano le donne o se voglio indossare un pantalone che “andava di moda” vent’anni fa lo faccio e basta. Ho sempre frequentato locali,  situazioni e realtà legate alla musica che erano sicuramente di nicchia e poco “ben viste”. Non per questo mi ritengo inferiore a nessuno. Onestamente parlando comunque, questi sono esempi che riportano a scelte estetiche tutto sommato “innocue”  e poco rilevanti rispetto a chi suonando note apparentemente stonate fa e ha fatto della propria vita una legittimazione del proprio “Essere” che pur non corrispondente a ciò che la società spesso impone(va) urla(va) in nome di quel sacrosanto diritto: la libertà. Religiosa, sessuale o sociale che sia.
Ebbene si, torniamo sempre a quella possibilità spesso limitata di essere ciò che si vuole, senza ovviamente confondere ciò con la mancanza di rispetto per gli altri. Stando a tale principio universale e riprendendo uno dei primi spunti di questo mio articolo è bene mettere in chiaro che chi si trova a proprio  agio confondendosi in mezzo ad altri mille suoi simili così da rendersi quasi invisibile è assolutamente libero di farlo. Non bisogna perciò essere diversi (mamma mia che brutta parola, ma so che così ci capiamo sicuramente!) a tutti i costi, che sia chiaro.
Io mi sento me stesso se la mia personalità a volte anche non convenzionale, invece di essere repressa o nascosta dietro il muro creato da altre realtà pur numericamente superiori alle mie, spicca per originalità o semplicemente per una freschezza regalata da qualcosa di non imposto. Ed è un concetto che mi sento di dire con il sorriso a quei (soprattutto) giovani che per mille motivi non esplodono nella loro bellezza: non abbiate paura che non sarete mai soli se abbracciate quello che siete! Il mio è ovviamente il punto di vista di chi sa e vuole andare assolutamente a tempo con il resto del coro ma che riesce a dare il proprio apporto conscio dello strumento che possiede (anche se è l’unico a suonarlo) senza comunque mai sfigurare o ledere le altrui personalità. Credo che Morrison con il suo splendido aforisma, volesse dire più o meno questo.