Autore: Davide Libralato
Considerata forse la forma d’arte piu’ eterea, la musica accompagna costantamente e inevitabilmente l’esistenza di ognuno di noi, anche delle persone che non sono particolarmente appassionate o dotate di precise attitudini in materia.
Questo non da oggi ma da quando esiste l’uomo e l’esigenza di comunicare senza l’ausilio delle sole parole.
A mio sentire il bello della musica è che probabilmente non conosce “padrone”, perciò non appartiene esclusivamente a chi la compone. Ogni nota – coadiuvata e non – da un qualsivoglia comparto vocale, prende forma e sostanza dentro di noi in maniera diversa a seconda delle emozioni che ci trasmette, dal momento storico e dai periodi che ci percorrono quando la ascoltiamo, insediandosi dentro proprio come fosse qualcosa dalla matrice personale. Se pensiamo agli svariati generi e tipologie con cui entriamo quotidianamente in contatto non è difficile pensare che forse tra tutte le arti è quella piu’ “commestibile” al grande pubblico. A differenza della pittura o dell’architettura, in cui le opere si trovano esposte in luoghi dedicati, (nei quali possiamo sicuramente ammirarle piu volte nella nostra vita ma senza poterne avere una copia per noi) la nostra canzone può suonare in macchina, a lavoro o anche mentre camminiamo per recarci da qualche parte. E quella copia del brano diventa a tutti gli effetti nostra; e la differenza per me, sta proprio lì. Vero è che una situazione simile può crearsi anche leggendo il nostro libro preferito, quando le parole ci trasmettono un messaggio ben definito, ma proprio per questo motivo il “viaggio” non è così libero come invece può esserlo con un pezzo che a me fa muovere le gambe e a chiunque altro invece può ricordare un amore finito, uno appena sbocciato, un momento divertente o qualsiasi altra cosa.
Gli anni e la passione mi hanno portato a nutrirmi letteralmente di musica, quasi in ogni momento della giornata e mi sono così reso conto ( a dire il vero non mi ci è voluto proprio poco ) che i gusti personali possono portare l’individuo ad apprezzare generi completamente diversi, e questo non inserirsi in una categoria ben precisa, sia essa sociale, politica o di genere è un valore aggiunto dal peso oggettivo e assoluto. Da ragazzino catalogavo la musica e conseguentemente le persone in base a cosa ascoltavano: nulla di più sbagliato. È assolutamente normale avere dei gusti e delle preferenze, che sicuramente identificano la nostra personalità ma questo non significa che siamo solo discotecari, metallari, rockettari o via discorrendo; questo significa che ci leghiamo fortemente a quello che ci trasmette questo tipo di arte ma per fortuna viviamo nella nostra diversità. La musica è di chi la ascolta e non esiste quella di serie A e quella di serie B. Dal momento in cui la riconosciamo e la ascoltiamo con piacere comincia a far parte di noi come un vestito che ci calza a pennello, e niente e nessuno può e deve mettere in discussione questa indissolubile verità!
La qualità intesa come alto livello tecnico non è forse per tutti, ma le emozioni sì.
Il mio consiglio è sempre quello di lasciarsi andare senza precludersi nulla, anche se ci sembra di essere fuori dal tempo o dirottati verso altri lidi rispetto a ciò che i tempi ci suggeriscono!
Buon ascolto a tutti! Viva la vita con la nostra musica!