COME SENTIRE L’ESSERE

COME SENTIRE L’ESSERE

Autore: Anita Orso

Ieri ho avuto una giornata “pesante”, alla sera ero molto stanca e soprattutto giù di tono, senza una causa precisa, forse per… un attimo, che cosa sto facendo? L’eccessiva loquacità mi sta facendo perdere il lume della ragione. Sto per confidarmi con voi che neppure conosco, va bene che ormai siete abituali e affezionati lettori de “Il Barnabò”, ma non abbiamo ancora una tale confidenza, magari più avanti!

Comunque, visto il mio umore, sapete che cosa ho fatto? Verso le 23:00, mi sono stesa sul divano al buio e ho acceso la televisione, il resto della famiglia era nella propria camera da letto.  Ho guardato per la seconda volta le puntate, della prima stagione, del game show su Amazon Prime, “LOL – Chi ride è fuori”. Vi anticipo la risposta alla domanda che sicuramente vi starà passando per la mente, sì, ho visto anche la seconda stagione, ma, come si suole dire, il primo amore non si scorda mai, e avevo proprio bisogno di fare quattro sane risate con Lillo, Pintus e Ciro, come cantava Gino Paoli “eravamo quattro amici al bar”, anche se ad essere precisi eravamo “in salotto”!

Ridevo a crepapelle mentre guardavo Lillo nei panni del supereroe “Posaman”. Per chi non lo avesse mai visto, vi riassumo in tre parole il personaggio. Tuta attillata argentata, scarpe con la zeppa alta venti centimetri e un physique du rôle che ad una insalatina verde ha sostituito una succulenta amatriciana!

Ad un certo punto ho fissato l’attenzione sul volto di Fedez, conduttore di questo format. Certamente saprete che è un famosissimo rapper italiano che vanta oltre sessanta dischi di platino e sei album. Per non dire che in questi ultimi anni è diventato uno degli artisti del panorama italiano maggiormente seguito. Superfluo dilungarmi sulle migliaia di attività di Fedez perché sono note sui social, sulla stampa e in televisione. Un’inquadratura, un mezzo primo piano su di lui, e i miei occhi hanno catturato l’ampio sorriso, le lacrime agli occhi e le guance arrossate; rideva senza ritegno, un fermo immagine sulla spensieratezza e sul divertimento spontaneo, privo di forzatura. Proprio In quel preciso momento, nella mia testa si è srotolata un’altra pellicola di immagini, quelle di Federico, uomo e non personaggio.

Lo seguo come altri tredici milioni e settecentomila individui su Instagram e ogni giorno guardo le storie che pubblica. Storia di vita; entro nella sua casa, vedo l’arredamento del salotto, la cabina armadio, la stanza dei giochi e le persone che ama. Chiara, sua moglie, Leone, il primogenito di quattro anni e Vittoria, la secondogenita, di un anno.

Federico è un giovane uomo che vive della sua passione, la musica. È molto innamorato di Chiara, lo si vede da come la guarda e dalle dediche che le fa. Gli piacciono moltissimo i supereroi degli Avengers e gioca con Leone che ama travestirsi da Spiderman. Federico ride sempre con Leo, il piccolo, a volte, lo rimprovera perché le parolacce non si dicono. Spesso si mettono seduti sul divano accoccolati a guardare i cartoni, ma preferiscono giocare con i videogame. 

Poi c’è Vittoria, la principessa dagli occhi azzurri e le guance rosate e paffute che Federico bacia ripetutamente. Ogni gesto, versetto o sguardo di Vittoria è ripreso da papà Federico, perché lui desidera conservare memoria dei progressi di Vitto. Il cervello non terrà tutti i ricordi, ma lui sa che la memoria del cuore invece è inesauribile e lo sa pure quando la tiene tra le braccia o quando l’imbocca con la frutta omogeneizzata, facendo volare il cucchiaino come un aeroplanino.

Ogni volta che Federico bacia i figli, immagazzina, attraverso le narici, il loro profumo, quello che solo un genitore sa distinguere. Le mani, anche ad occhi chiusi, percepiscono la geografia dei loro corpi. Le voci sono riconoscibili anche se non udite nella vicinanza. 

Federico saluta i suoi cari perché deve andare via per alcuni giorni. Prima di uscire di casa li abbraccia fortissimo e il cuore sussulta, la voce trema e le lacrime si rincorrono lungo la curva del viso per poi rimanere intrappolate nella ragnatela sul collo.

Un boato, un’inaspettata turbolenza, una gelida tempesta. La paura prende il sopravvento sulla calma. Interruzione delle storie di vita. Blackout! L’attesa e l’incertezza. 

Una mattina, ritorna la luce, Federico esce in terrazza e canta “Che spreco disumano non baciarsi da un po’” (“Bella storia” tratto dall’album “Disumano”– 2021).

Bentornato Federico!