Autore: La Redazione
La Signora di Leucatia
Estratto
“Il silenzio le ricordava la pace che si percepiva nell piazza davanti a casa sua, a Catania, dopo il mercato del mattino, quando le voci delle comari, rimaste a contarsi ciarle, seppur mormorate come in confessione, risuonavano da lato a lato della piazza. Solo che il sole, lì, non si sarebbe fermato davanti a quattro fronde di platano; lì l’avrebbe avvolta, caldo, presente, denso, quasi palpabile e le avrebbe accarezzato benedicente quel ventre che cresceva. E che adesso batteva. Le venne in mente lo sciabordio del mare di Giardini sulla spiaggia di sabbia dorata, il profumo delle alghe e del pesce appena pescato, dei tortini di pane col sesamo del panificio lì accanto al convento, fatti apposta per i ragazzini dell’orfanotrofio. Ripensò alle lenzuola multicolori stese ad asciugarsi al vento forte di levante nella terrazza del monastero, a lei piccolina che inseguiva i panni che le volavano via di mano; ripensò a Teresa la buona, che si tuffava nei colori delle lenzuola stese, gonfie di vento e la incitava a prenderle, ridendo, prima che il vento se li portasse irrimediabilmente via, verso il mare. Teresa… che se n’era andata, ancora una volta obbediente, in silenzio, senza il conforto di una sua parola detta da figlia. Dalia sentì un groppo in gola. A lei, questo non sarebbe successo. Accarezzò il pancione, rassicurata dal colpetto che ne ricevette, come fosse una risposta, sotto la mano. Dio onnipotente, per lei non sarebbe stato così. Per lei no. Non si sorprese sentendo la mano di Gero stringere la sua. O forse era lei che gliela stringeva.”
Trama
La notizia, erroneamente certa, della morte dell’adorata moglie Dalia, una brillante detective della polizia di Stato, porta Calogero Spataro (Gero) sulla soglia della depressione. Lì dove lavora come archivista, negli scantinati del castello di Leucatia di Catania, Spataro trova la contabilità di Yoshua, un ricchissimo capo della comunità ebraica catanese; in quelle carte Gero trova la soluzione della sinistra leggenda che aleggia sul castello. Non solo. Che fine avrà mai fatto il tesoro di Yoshua? Ci sono
ancora eredi di questa fortuna, nel mondo? Qualcuno riesce a ricomporre le tessere necessarie per trovarli e ricongiungerli: ne va il recupero delle fortune secentesche della famiglia, rimaste da più di quattro secoli nei meandri sotterranei della città di Catania. Da quella che sembrava solo un’operazione di recupero, invece…
Tema del romanzo
Converrete che leggere ma anche scrivere un romanzo è come entrare in una storia , vivere il tempo e le cronache dei protagonisti, conoscerne in modo privilegiato se non esclusivo le emozioni, le motivazioni che li fanno muovere e restarne magari coinvolti senza pagare diritti alla realtà, romanzata per quanto si vuole ma aleggiante e sempre presente nelle sue forme infinite.
L’imput per la scrittura di questo romanzo, La Signora di Leucatia nasce dall’esigenza di rispondere ai miei figli piccolini sul significato delle stelle di David disposte in alto sugli intonaci superstiti di un castelluccio di Catania .
La risposta ovviamente non c’era ma i ragazzi sapevano che qualcosa avrei raccontato. Non credo siano rimasti del tutto soddisfatti. Poi è capitato a me di parlarne in giro e scoprire che c’è un filo conduttore troppo verosimile per essere del tutto inventato. La leggenda si frammenta in schegge di verità, se ne aggiunge e se ne mette all’infinito. Ti parlano anche del fantasma di una povera infelice che gira là dentro. Se scriverò qualcosa di questa donna penso di chiamarla Anhia…e viste le stelle di David ed il contesto di quella sua strana casa, questa povera infelice sarà una ragazza ebrea. Nasce il personaggio Spataro, il ricercatore che si ostina a tradurre i documenti trovati in una strana cassa secentesca lì nel castello, cercando in questi i motivi di ciò che sarebbe successo in quattro secoli di storia in quelle stesse mura.
La cronaca degli anni 2000 distrae e polarizza l’attenzione di chi li ha vissuti, raccontando finalmente che le grandi mafie internazionali hanno messo i loro artigli sulla gestione sia delle scorie che delle armi nucleari. Per questi loschi intrighi muoiono a decine tra le forze dell’ordine. Nasce così il personaggio Dalia, una poliziotta capace di gestire un’inchiesta internazionale che l’avrebbe uccisa se Spataro non l’avesse sostenuta. Catania sotterranea. Tra mito e realtà, in un romanzo dove si parla del mondo secentesco di una città che è stata in parte distrutta ma per gran parte è stata sepolta tal quale, parlare e ambientare in “Catania sotto” é l’ineluttabile richiamo alla leggenda dei cantastorie che le vecchie comari ti raccontavano tra una sferruzzata e l’altra. Yoshua, sarà il capo della comunità ebraica catanese, il padrone di casa nei sotterranei di quel castello, morirà di quella peste che massacrò a migliaia i catanesi di allora. Nell’attesa che la malattia faccia il suo corso, ha scritto in modo criptico un diario per chi verrà dopo, al quale Spataro attingerà a piene mani. Nick, Ester, libanesi di chiara origine italiana sono cointestatari del tesoro dei Leucatia. Avranno certamente occasione di far valere le loro capacità. Filippo Sanfelice, è bandito e assassino per amore del figlio Lucio. Caterina, povera,infelice donnetta calabrese . Grande donna.
Il convento orfanotrofio di Giardini: ovviamente è un’istituzione realmente esistita ma non v’è alcun riferimento a persone che lo hanno mai popolato realmente. E’ però il riferimento costante e salvifico nei ricordi di felicità di Dalia.
Lucio, bambino di 5 anni. Sale in cattedra come protagonista assoluto del romanzo, prima infelice ostaggio di malavitosi, poi olimpico, pacioso, meraviglioso bambino.
Gli “ingredienti” sono stati citati quasi tutti. Perché no? Aggiungete la fantasia, la forza di qualche scena di vita vissuta, agitate con calma. Degustate adesso, senza fretta,come fareste con il Pernod freddo al tavolo del buon Spataro, al bar di fronte al castello di Leucatia, in una di quelle giornate di caldo catanese. Sì, potrebbe piacere.
Chi è l’autore
Pietro Giordano nasce a Messina nel 1953.
A Catania, dove si trasferisce ancora ragazzino alle scuole medie, è felice di scoprire che i suoi temi sono letti e discussi in classe e piacciono davvero ad una professoressa di Italiano che lo incoraggia a continuare. Geriatra e patologo esercita ancora la sua attuale professione medica. E’ sposato con Agata, ha tre figli e un nipotino. Malgrado gli impegni quotidiani, Giordano non rinuncia alla passione per la scrittura dei sui racconti di fantasia o di vita vissuta attingendo dal forziere infinito di immagini e sentimenti che solo i “non più giovani” sanno regalarci, un patrimonio da trasmettere a chi verrà dopo.
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