Autore: La Redazione
Prigioniero della libertà
Estratto
“Il ritmo delle mitragliatrici era incessante, interrotto solo da qualche colpo di mortaio che cadeva alle loro spalle, forse in cerca della loro artiglieria di copertura che infatti aveva smesso ben presto di farsi sentire.
Romeo si scosse e fece quello che gli veniva chiesto dal compagno, cercando con lo sguardo la linea nemica. Il pendio sul quale erano inchiodati scendeva dolcemente verso la carrabile che portava a Gela, ma era evidente che gli americani li avevano anticipati, tagliando loro la strada da est. Non aveva idea dello squilibrio reale delle forze in campo e non poteva prevedere quello che sarebbe successo nelle ore successive.
Ogni singola terminazione nervosa di Romeo in quel momento era concentrata su un unico scopo: aiutare Adelmo a sparare, sparare il più possibile e colpire quanti più nemici fossero stati capaci di inquadrare nel mirino della Breda. Non c’era spazio per la paura, non era possibile formulare un pensiero: l’ancestrale istinto di sopravvivenza aveva ordinato alle ghiandole surrenali di rilasciare nel flusso sanguigno adrenalina in grande quantità, e questa aveva già raggiunto i recettori situati nel fegato, nei muscoli scheletrici e nel sistema vascolare. La respirazione si era intensificata, i vasi sanguigni erano maggiormente irrorati e ogni funzione vitale non essenziale per fornire energia ai muscoli era stata inibita. Da millenni l’uomo ha appreso due comportamenti istintivi di fronte al pericolo: fuggire o lottare. Romeo e Adelmo non avevano avuto nemmeno il tempo di scegliere e si erano ritrovati a vent’anni a combattere per la loro vita in una terra straniera che qualcuno diceva essere la loro patria.
«Quanti caricatori ci rimangono?» urlò Adelmo nel tentativo di sovrastare il frastuono che li circondava.
«Ancora pochi, cerca di non sprecare colpi, porco boia!»
Per il momento il nemico non aveva ancora messo il naso fuori dal boschetto, si limitava a scaricare sulla traballante linea italiana un mare di fuoco. Lampi luminosi si susseguivano senza soluzione di continuità, disegnando nella penombra degli alberi una infernale catena luminosa.”
«Prima e Seconda, all’attacco!» gridò il capitano Reggiani poco prima di uscire da un piccolo avvallamento; si lanciò per primo verso le linee nemiche, subito seguito dagli uomini delle due compagnie.
All’improvviso i colpi provenienti dal boschetto si moltiplicarono e si intensificò il frastuono delle armi automatiche che ben presto decimarono la linea di fanti italiani che si era appena formata. Un tale assalto, figlio della frustrazione e senza alcun appoggio dall’artiglieria, era destinato a trasformarsi in un vero e proprio bagno di sangue.
Romeo e Adelmo cercarono di assicurare un fuoco di copertura ampliando il più possibile il ventaglio delle raffiche, ma le munizioni stavano per finire e i loro compagni lanciati al massacro avevano bisogno anche di loro.“
Trama
La morte di un anziano reduce di guerra assume presto i contorni di un subdolo omicidio.
Dietro quella che sembrava una semplice pratica di successione si nasconde l’inattesa disputa per una favolosa eredità.
Due donne, la giovane Laura e la misteriosa Lily, incrociano le loro vite e i loro destini.
Non sarà facile per Daniel Moretti, psicoterapeuta e consulente legale, venire a capo di una vicenda che affonda le sue radici nel periodo del secondo conflitto mondiale e che vede come protagonisti due soldati italiani deportati in Inghilterra.
L’improbabile investigatore de Il Ponte del diavolo sarà costretto a mettere di nuovo in discussione le sue più profonde convinzioni e a fare i conti con il suo travagliato legame con Dalia per riuscire a scoprire la verità. Una verità che Daniel troverà tra le pagine meno conosciute della storia, quelle scritte con gesti d’amore nella sua forma più pura da chi ha capito che, per essere davvero libero, l’uomo deve prima saper essere prigioniero, prigioniero della sua stessa libertà.
Tema del romanzo
«Nessuno può toglierci la libertà, l’autentica libertà, quella che non ha paura del filo spinato, non si impressiona davanti ai divieti e non teme nulla, nemmeno la morte. Più cercano di farmi prigioniero e più mi rendono capace di essere libero.»
Questo libro vuole essere un omaggio al fratello di mio padre e, insieme a lui, alle decine di migliaia di soldati italiani che nel corso del secondo conflitto mondiale sono stati fatti prigionieri. La deportazione in Inghilterra non è tra le più conosciute e nemmeno tra le più terribili, ma ha avuto caratteristiche differenti da tutte le altre.
La narrazione ruota intorno all’apparente antinomia tra il concetto di libertà e quello di prigionia, proponendo la tesi che in fondo siamo tutti prigionieri e le catene che ci ingabbiano sono i nostri limiti umani che affondano le loro radici nella nostra stessa natura di esseri fragili e mortali.
Nel romanzo ritroviamo Daniel Moretti, protagonista de “Il Ponte del Diavolo”, alle prese con una nuova indagine che lo porterà a ricostruire le complesse vicende della vita di Romeo Bonini, soldato italiano fatto prigioniero in Sicilia nel 1943.
Incaricato di aiutare un’ex compagna del liceo in quelle che dovrebbero essere delle semplici pratiche di successione, viene, suo malgrado, coinvolto a livello personale dall’avvenente Laura che ritiene che Romeo, suo lontano parente al quale era molto affezionata, sia stato in realtà assassinato dalla donna che viveva con lui, Lily Taylor, comparsa all’improvviso nella vita di Romeo dopo un suo misterioso viaggio in Inghilterra.
Ancora una volta Daniel sarà costretto a mettere in discussione le sue più profonde convinzioni e a fare i conti con il suo travagliato legame con Dalia per riuscire a scoprire la verità. Una verità che Daniel troverà tra le pagine meno conosciute della storia, quelle scritte con gesti d’amore nella sua forma più pura da chi ha capito che, per essere davvero libero, l’uomo deve prima saper essere prigioniero, prigioniero della sua stessa libertà.
Chi è l’autore
Cristiano Bondavalli, nasce a Reggio Emilia il 20 aprile 1972.
Laureato in psicologia presso l’Università degli Studi di Padova, è da sempre impegnato nel campo dei servizi socio educativi.
Sposato, ha avuto l’immenso dono di un figlio che è nato proprio pochi giorni prima della pubblicazione del suo primo romanzo, “Il ponte del Diavolo” (PAV Edizioni, 2021).
È da sempre appassionato lettore e solo di recente ha scoperto quanto sia divertente scrivere.
È appena uscito il suo secondo romanzo (“Prigioniero della libertà” sempre pubblicato da PAV Edizioni) nel quale continuano le vicende dei protagonisti de “Il ponte del Diavolo”.
Fra un romanzo e l’altro si cimenta nella produzione di racconti brevi con i quali ha anche partecipato con soddisfazione ad alcuni concorsi ottenendo ottimi riscontri.
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