CHE LAVORO FAI? IL TATUATORE!

CHE LAVORO FAI? IL TATUATORE!

Autore: Davide Libralato

Vi è mai successo di incrociare chi dei tatuaggi fa la propria professione? Attenzione, non intendo bazzicare anche assiduamente in uno studio che si occupi di quello che oggi è diventato uno dei lavori con più domanda-offerta, tantomeno se avete fatto da cavie nello scantinato dell’amico artista (più o meno) improvvisato. Sto parlando proprio del fatto di aver (o aver avuto) a che fare con la quotidianità di questi professionisti. Io un pò di esperienza ce l’ho, e per chi non fosse a conoscenza della motivazione prometto che prima della fine dell’articolo ve la svelerò. Ad ogni modo, prima di perdere il filo di quello che stavo dicendo, volevo descrivere alcuni degli aspetti meno noti di questo meraviglioso e delicato mestiere. Lavori come questo, e per carità non è l’unico della categoria, sono quei tipi di impieghi che tendono ad essere visti e conseguentemente giudicati prettamente dalla  prospettiva dell’utente finale, persona quindi che ad opera compiuta si troverà sempre fiera e soddisfatta, (è auspicabile lo sia in verità) ma il più delle volte priva delle conoscenze riguardanti  difficoltà varie che un professionista di questo tipo deve dal canto suo accollarsi. Di certo tatuarsi non è una delle cose più economiche che decidiamo di fare nella nostra vita ma è vero anche che è una delle cose più “per la vita” che indelebilmente segneranno il nostro corpo e non solo. Rispetto ad altre pratiche magari più invasive (tipo un piercing) è altresì quella che lascerà maggiormente il segno, questo intendo. Abbiamo mai pensato quanta responsabilità ognuno di noi riponga in un tatuatore che userà il nostro corpo come tela da incidere a nostro piacimento? Come in altre circostanze pure in questa ci sono mille interpretazioni ed ognuno è ovviamente libero di elaborare il proprio pensiero. Importante però sarebbe riconoscere il tatuaggio tra le cose non eseguite in serie tipo catena di montaggio, bensì tra quelle fatte artigianalmente e a ciascuno di noi in maniera esclusiva. Risulterebbe così più semplice capire che onori e oneri si pareggiano molto facilmente, dando il giusto valore ad un impiego il quale indubbiamente parte da una passione, ma dal momento in cui diviene lavoro giustifica i costi che a volte magari ci sembrano eccessivi, oppure il tempo spesso considerato scontato; tempo nel quale il professionista lavora dedicandosi interamente all’esaudimento della nostra richiesta. Domande classiche quali: 《va bene ma lo vorrei un po’ più piccolo》, 《ok ma un po’ più grande》, 《può andare ma questo lo cambierei》, 《 lo farei più stretto o lo farei più largo》,《facciamolo un pò più su o un pò più giù》 sono situazioni all’ordine del giorno per un tatuatore! Sia chiaro, le mie parole non vogliono santificare chi fa tatuaggi tantomeno demonizzare il cliente, ma solamente guardare le cose da un altro punto di vista. Punto di vista che conosco molto bene perché (e ora vi svelo il segreto di cui facevo accenno a inizio articolo) la mia compagna fa la tatuatrice di professione,  e dopo un pò di tempo sono riuscito a raccogliere molte delle sfaccettature e delle dinamiche di questo meraviglioso, gratificante e complesso lavoro… anche quelle più “nascoste”. Anche per questo credo sia oggi ancor più importante scegliere per bene da chi farci mettere le mani addosso. Data la concorrenza a volte anche “spietata” è consigliabile instaurare una certa fiducia e affinità con il professionista che scegliamo, perché anche se di questi tempi ci vogliono far credere che indossare un tatuaggio possa essere equiparabile ad un cambio di acconciatura, per me resta sempre un’opera d’arte indelebile, e in quanto tale va valorizzata tanto la tela quanto va onorato l’Artista.