Autore: Lorenzo Grazzi
Siete stanchi, stressati e non vedete l’ora che arrivino le vacanze per ricaricarvi un po’? Probabilmente sì, ma fate attenzione alla scelta del vostro hotel perché un errore potrebbe rovinarvi la vacanza e non parlo di trovare un capello nel letto, ma tutto il cadavere.
Oggi vi parlo di un famoso hotel di Los Angeles, noto come Stay on Main e precedentemente conosciuto come Cecil Hotel.
La storia di questa struttura risale al secolo scorso con l’inaugurazione nel 1927 delle sue 700 stanze in stile Beaux Arts. Sembrava un ottimo investimento se non fosse per il Giovedì Nero del 1929, il crollo delle borse americane e l’inizio di quella che venne chiamata la Grande Depressione.
A parte l’ovvia mancanza di clienti, le ripercussioni della crisi si fecero sentire nelle strade limitrofe che in poco tempo vennero a popolarsi di senzatetto e criminali. Si stima che in un’area di sette chilometri nei pressi dell’hotel risiedessero non meno di 10.000 persone tra senza dimora, prostitute, spacciatori e compagnia bella. Pensateci prima di lamentarvi se il Comune non taglia l’erba nel parco sotto casa!
In breve tempo la clientela del Cecil passò da “uomini d’affari” a “uomini dai loschi affari” e clienti che oggi per pudore definiremmo “con esigenze particolari”.
Nel 1931 venne registrato il primo suicidio (veleno, pratico e pulito), ma immediatamente il numero cominciò a crescere al punto che già nel 1933 l’hotel era noto come The Suicide.
Il nome del Cecil sconfinò fino a divenire di carattere nazionale nel 1947 quando venne legato a quello di un famoso omicidio tutt’ora irrisolto, quello di Elizabeth Short, meglio nota come la Dalia Nera.
La ragazza era stata rinvenuta in un campo a sud della città, completamente nuda, con segni di varie torture, il busto squarciato a metà e il volto deturpato con un taglio da orecchio a orecchio (i tecnici mi dicono che questa particolare mutilazione abbia anche un nome: Glasgow smile. Poi ci preoccupiamo di quelli che danno nomi ridicoli agli uragani!).
Il corpo della Dalia Nera era stato anche accuratamente ripulito dal sangue facendola sembrare un vecchio manichino.
Pare che la ragazza fosse stata vista al Cecil pochi giorni prima della scomparsa, ma le indagini non riuscirono mai a collegare pienamente l’hotel con la vicenda.
Un nome che è certamente intrecciato con la storia dell’hotel, invece, è quello di Ricardo Ramirez famoso serial killer che in appena cinque mesi mise nel curriculum 13 vittime.
I crimini di questo killer sono tutt’ora classificati tra i più efferati della storia americana e comprendono omicidio, tortura, violenza sessuale, abuso di cadavere, mutilazioni. Ramirez, soprannominato dai media “Il cacciatore della notte” venne arrestato nel 1985 e successivamente condannato alla pena capitale per 41 capi d’accusa. Pena per altro mai eseguita vista la morte in carcere dell’uomo.
Ramirez soggiornò spesso al Cecil al punto che gli inquirenti sospettavano che usasse l’hotel come base per pianificare i suoi crimini.
Quante possibilità ci sono che nello stesso hotel risiedano due serial killer? Non molte a meno che non si tratti dell’Overlook Hotel di King, eppure…
Nel 1991 un giornalista austriaco, Johann Unterweger, arrivò a Los Angeles per scrivere un pezzo sui luoghi del crimine e scelse di alloggiare proprio al Cecil in modo da respirarne la malvagità (ognuno ha i suoi hobbies!).
L’uomo contattò la polizia locale spiegando il suo progetto e ottenne di accompagnare per una settimana gli agenti nei giri di ronda del quartiere venendo in contatto con spacciatori, drogati e prostitute varie.
In quella sola settimana Unterweger partecipò alla scoperta di tre cadaveri di prostitute strangolate con i loro reggiseni. Il vero problema è che anche in Austria trovarono una serie di giovani prostitute uccise nello stesso modo.
Unterweger infatti venne poi arrestato con l’accusa di 11 omicidi (di cui 3 a Los Angeles e uno a Praga).
L’ultimo omicidio è del 2013 quando il corpo di una giovane studentessa di origine cinese venne venne ritrovato nella cisterna dell’acqua sopra al tetto dell’hotel. Nonostante le telecamere a ogni piano, alla reception e nei corridoi, non c’è traccia del passaggio della ragazza e anche in questo caso a quasi dieci anni dal delitto non ci sono piste da seguire.
Perché vi ho parlato del Cecil Hotel e della sua inquietante storia? Intanto perché prima di prenotare a caso su Booking o Trivago facciate sempre bene attenzione a leggere le recensioni dei clienti (se leggete qualcosa del tipo “ottima posizione centrale, comodo alla metropolitana, serial killer compreso nel prezzo”, ecco, passate oltre), secondo perché le vicende di questo hotel hanno ispirato non solo King, ma anche molti artisti contemporanei.
Se amate gli U2 noterete il Cecil nel loro video Where the streets have no name registrato sul tetto di un palazzo posizionato proprio accanto all’hotel, e per rimanere in tema musicale anche i Blink182 hanno usato l’hotel come sfondo per un loro video: The rock show.
Se invece preferite le serie non avrete difficoltà a riconoscere la storia di questo palazzo in quella dell’hotel Cortez della quinta stagione di American Horror Story.
Se questo viaggio nel macabro vi ha stimolato (spero non omicidi), potete vedere su Netflix una miniserie dal titolo Sulla scena del delitto che ha per protagonista proprio le vicende del Cecil Hotel.