Autore: Silvia Vercesi
È ormai acclarato che Il film italiano del 2023 sia stato “C’è ancora domani”, di e con la bravissima Paola Cortellesi.
Visto? SÌ. Piaciuto? Ovvio e concordo sul fatto che sia proprio un bel film se non addirittura un capolavoro, ma certo non c’è bisogno che lo dica io.
Ambientato in una Roma post-bellica, mostra un’Italia maschilista e patriarcale che si rispecchia prepotentemente nell’Italia di oggi, che a distanza di anni paga ancora un conto piuttosto salato in tema di parità di genere.
Ma come spesso accade quando guardo un film bello o meno bello, mi lascio rapire dai particolari.
Prima di tutto dagli oggetti della vita quotidiana rappresentati: ecco un comò con specchio molto simile a quello “della nonna”, le insegne dei negozi come quelle di una volta, la fascia con scritto MP (Military Police) al braccio del militare americano che aveva familiarizzato con Delia, che mi ha ricordato la scritta WP (War Prisoner) che campeggiava sulla divisa da prigioniero di guerra di mio nonno, quando era tornato a Milano al termine del conflitto; e poi ancora la macchina da cucire, credo una Singer, quella integrata nel tavolo che è diventata un oggetto di culto, e che dire della merceria, con tutti i gomitoli e le varie scatole in bella vista, le calze da rimagliare dei ricordi di mia madre, e poi le lire: quanta nostalgia!
E a proposito di lire… Delia nel film fa tanti lavoretti, dalle iniezioni a domicilio a piccole riparazioni di biancheria e di ombrelli, e altro ancora, mentre non si capisce, almeno io non l’ho capito, che lavoro fa Ivano, il manesco marito di Delia. Ma tornando alle lire, mentre assistevo a queste scene in cui appunto Delia veniva retribuita “brevi manu” per tutti questi “lavoretti”, mi è venuto da pensare… ma com’era all’epoca il sistema fiscale? So, perché un po’ l’ho studiato, che l’attuale sistema di tassazione trova le sue “basi” nel celeberrimo Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), approvato con DPR del 22 dicembre 1986, n. 917, mentre l’IVA è stata introdotta nell’ordinamento fiscale italiano con D.P.R. n. 633/1972, per entrare in vigore il 1° gennaio 1973.
Ma prima? Incuriosita faccio una breve ricerca ed ecco una tassa che cattura subito la mia attenzione: la “Tassa di manomorta”, che risulta essere stata applicata dal 1862 al 1954, quindi “vigente” ai tempi del film di cui sopra. Ma in sostanza di che cosa si tratta? Direttamente dal sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, apprendo che “Nel diritto germanico un individuo era denominato soggetto di manomorta nel momento in cui veniva affrancato dal suo status di servo, ma era giuridicamente incapace di disporre dei suoi beni e di ereditare. Successivamente si chiamarono in questa maniera tutti gli enti morali e religiosi che disponevano di ricchi patrimoni lasciati dai loro componenti, diventando così una proprietà sottratta al libero commercio. Pertanto l’immobilizzazione dei beni di manomorte si sottraevano dal pagamento di qualsiasi tassa e, per questo motivo, in gran parte degli stati europei era stata istituita una tassa per questo scopo.” Curioso… altra tassa che cattura la mia attenzione è la “Tassa sulle carte da giuoco” che si riscuoteva mediante l’apposizione di un bollo sulle carte stesse, in particolare sull’asso di cuori per carte a punti e figure, e sull’asso di danaro per mazzi di carte con danari, coppe, spade e bastoni. Il possessore di mazzi di carte non bollate poteva incorrere in contravvenzione e ovviamente venivano commesse numerose frodi nel falsificare e contraffare il bollo. La tassa fu abolita “solo” nel 1973. E poi ancora come non citare l’”Imposta sui celibi”? E poi le varie accise e imposte sulla fabbricazione, come la tassa sulla birra e sulle acque gassate, la tassa sulle polveri ed altre materie esplosive, sulla cicoria preparata per fare il caffè, sullo zucchero, sull’olio di semi e sui fiammiferi e perfino sugli spiriti (intesi come alcolici e ovviamente non come fantasmi!).
Non sono esperta, ma da questo breve excursus mi par di capire che nonostante le “antiche stranezze”, la pressione fiscale in passato era in ogni caso comunque più leggera di oggi, ma per contro, con tutto un sistema di servizi e di welfare piuttosto light, se non addirittura assente, ricordiamo che il Servizio sanitario nazionale a carattere universale è stato introdotto solo dal 1980, con la legge 23 dicembre 1978, n. 833, che soppresse il precedente sistema delle mutue di cui naturalmente non tutti godevano.
Il timore per il futuro è però quello che si vada verso un sistema di tasse alte e di contestuale svilimento, se non addirittura smantellamento, di quei servizi che un certo tipo di tassazione ha contributo a creare… speriamo di no, e intanto… consoliamoci con un bel film in bianco e nero, ricordando che anche per le tasse, nel bene e nel male, “C’è ancora domani”.