ARTE E PROVOCAZIONE

ARTE E PROVOCAZIONE

Autore: Lorenzo Grazzi

Io vorrei proporvi argomenti intelligenti e riflessioni degne di occupare spazio nel cervello, giuro, ma poi, da una parte sono limitato, dall’altra mi scontro con la tragicommedia quotidiana dell’essere umano e mi ritrovo a spiegare perché siamo una specie in declino.

Dopo le immense (e inutili) polemiche riguardo le dimensioni e le nudità del David fiorentino, accusato dai genitori di una classe di un college americano di essere pornografico (cioè… davvero? gli americani?!), ecco la nuova polemica.

A Monopoli (non il gioco in scatola, la città pugliese) è stata realizzata dagli studenti dell’IISS “Luigi Russo” una statua della Sirenetta per un’area giochi locale. Fin qui tutto bene, non fosse che la Sirenetta è in realtà una Sirenetta dalle forme morbide e abbondanti. SCANDALO!

Si accende subito la polemica perché si sa, sulle cose serie l’attenzione non manca mai. La faccio breve: la questione è arrivata fino al The Guardian e il preside del “Luigi Russo” ha persino dovuto giustificarsi con un comunicato nel quale annunciava che l’opera voleva essere un omaggio alle donne “curvy”. La morale è che la statua è stata coperta dal Comune, ufficialmente fino all’inaugurazione, ma non metterei la mano sul fuoco.

Ora, ho controllato il calendario e risulta che siamo nel 2023, in tv sono più i centimetri di pelle scoperta che quelli coperti, davvero stiamo processando una statua prosperosa perché “troppo provocante” (recita il The Guardian)?

A parte che se ti senti provocato da una statua forse è ora che trovi qualcuno che ti tenga compagnia la notte, ma poi, che ne so, vogliamo anche processare Botero?

Ma la storia dell’Arte è piena di esempi di questo tipo a dimostrazione che la razza umana si è da sempre divisa in artisti e squinternati. Qualche esempio?

Siamo attorno al 1540 quando a Roma un tale Michelangelo Buonarroti realizza il Giudizio Universale per adornare la Cappella Sistina. Spettacolo, capolavoro capace di lasciare senza parole anche il più profano… ma non gli ignoranti, quelli hanno sempre qualcosa da dire. Pochi anni dopo la realizzazione dell’opera e sotto la spinta della Controriforma, ecco che le nudità vengono occultate con i famosi “bragoni”. Certo, perché nel momento della separazione delle anime destinate al Cielo da quelle attese dall’Inferno, non vorrai mica farti trovare con i bargigi al vento?

Qualche decennio dopo, all’inizio del Seicento, la Morte della Vergine di Caravaggio veniva rifiutata dal committente perché considerata troppo umana. La Madonna, infatti, era stata realizzata secondo uno studio che vedeva protagonista una povera annegata e presentava pertanto un corpo gonfio e tumefatto, assolutamente improponibile.

La colpa di Caravaggio era stata quella di essere troppo realistico perché la madre di Gesù poteva anche permettersi il lusso di morire, ma certo non di perdere freschezza.

Facciamo un salto di un paio di secoli ed eccoci a Parigi, città che nel corso dell’Ottocento certo non si tirava indietro quando si poteva dare scandalo, eppure… nel 1863 Edouard Manet ebbe l’ardire di presentare la sua Colazione sull’erbaattirandosi le critiche di tutti i benpensanti. Non solo una donna nuda se ne stava nel prato in compagnia di gentiluomini tutti agghindati, ma veniva a mancare a livello stilistico una netta distinzione tra arte classica e moderna. Insomma, era una cosa nuova che non si sapeva gestire perché spezzava tutti i canoni noti. Si arrivò a dire che rappresentava una prostituta in compagnia di due uomini… affermazione che nella Parigi dell’epoca era tutto tranne che scandalosa (e nella società di oggi è persino banale!).

Pensavamo di aver chiuso e invece eccoci nella cosmopolita Milano del 2004, quando tre fantocci di bambini sono stati installati dall’artista Maurizio Cattelan impiccati a un albero. L’opera voleva rappresentare la violenza subita dai bambini all’interno della società, un monito a riflettere su cosa sia davvero pericoloso per i più piccoli nel mondo moderno e sulla cecità con la quale gli adulti affrontano la questione.

L’opera era talmente forte che qualcuno finì in ospedale precipitando dall’albero nel tentativo di rimuoverla.

Ora, se togliamo queste opere dal loro contesto, non vogliono dire assolutamente nulla, e la dimostrazione è nel fatto che decenni dopo vengono considerate capolavori dell’Arte. Purtroppo il pubblico non è in grado di capire il messaggio e tre fantocci impiccati che parlano di violenza sui minori sono molto peggio della violenza stessa che, comodamente, può essere ignorata. Tolti i fantocci, tolto il problema.

Mi ricorda tanto il Mago di Oz (opera anch’essa censurata), dove nella Città di Smeraldo era tutto verde perché era obbligatorio indossare occhiali dalle lenti verdi!

Oggi torniamo a preoccuparci della prosperità della Sirenetta di Monopoli ignorando che propone un modello femminile libero (come la Dorothy di Oz), che la società non può accettare e che stereotipa con corpi scolpiti, magrissimi e fasulli.

Uno studio recente ha dimostrato come donne (ma anche uomini), dall’aspetto gradevole, con un corpo magro e tonico riescono ad avere una carriera più veloce rispetto alle colleghe più morbide ed egualmente preparate.

Insomma, la Sirenetta non è solo un corpo prosperoso ma un monito alla riflessione sulla società moderna che vacilla principalmente perché consente posizioni organizzative a persone che sono spesso più gradevoli che capaci… e in tutto questo direi che la misura del seno di una statua è proprio il problema minore.