Autore: Lorenzo Grazzi
Ci aggiriamo di notte in luoghi abbandonati, pronti a scagliare maledizioni e a spaventare gli stolti che sono così coraggiosi da osare sfidarci. Noi siamo i ghostwriter!
In realtà non siamo proprio così. Anzi, non siamo per niente così. Ci aggiriamo di notte di solito passeggiando in salotto per cercare l’ispirazione tra una frase e l’altra o per recuperare un po’ di lavoro arretrato. Le maledizioni che scagliamo sono quasi sempre verso il PC che si impalla dopo 14 ore di lavoro senza salvare neanche un verbo mal coniugato. Noi siamo i ghostwriter!
Ma in concreto, cosa facciamo? Allora, all’estero (sopratutto nei Paesi anglosassoni) il ghostwriter è una figura conosciutissima e utilizzatissima che viene impiegata come risorsa dalle case editrici per supportare i grandi autori che hanno bisogno di sfornare un libro ogni tredici minuti ma lo devono anche pubblicizzare e quindi non hanno il tempo per scriverlo.
Oppure ci si rivolge a questa mitologica figura quando un personaggio famoso decide che l’umanità ha proprio bisogno di una sua biografia ma lui (o lei) suppone che la consecutio temporum sia un piatto tipico di Trastevere.
In quei casi lo scrittore fantasma si applica per realizzare un libro vendibile e ben strutturato che soddisfi l’editore e faccia fare bella figura a chi applicherà il proprio nome sulla copertina.
In Italia? Beh, il Belpaese ama sempre distinguersi e soprattutto adora ricorrere a scorciatoie senza farlo sapere in giro, per cui i ghostwriter italiani sono i più ghost di tutti.
Nel panorama nostrano essere un ghostwriter significa lavorare su diversi piani (a volte sovrapposti) e con un percorso didattico che varia da persona a persona.
Si lavora per le case editrici, anche se non così intensamente come per quelle straniere, ma anche per le riviste online, i blog e il web in generale.
Ci sono decine di persone che voglio avere successo sulla Rete ma non hanno il tempo necessario da dedicargli, centinaia di aziende che propongono al grande pubblico i loro prodotti ma non sanno come renderli interessanti, milioni di privati che sognano di avere un libro con il loro nome ma sono privi di talento e se ne rendono conto.
In tutti questi casi il ghostwriter è la soluzione. Diciamo subito che non c’è nulla di illegale nel pubblicare un testo (su qualunque formato, anche digitale) con il nome di un autore che l’ha solo approvato, a patto che ci sia un accordo tra le parti.
Rimane comunque il problema etico; nella maggior parte dei casi il ghostwriter è una persona con esperienza e capacità che lavora a strettissimo contatto con l’autore e si limita a mettere nero su bianco le sue idee aggiustandole in maniera che siano appetibili per il pubblico, ma esiste anche una parte più “oscura” nella quale Tizio vuole avere un libro scritto da lui e paga un ghostwriter (o un gruppo) per fornirgli un testo completo e pronto per entrare in libreria. Ripeto, non è illegale ma, a mio avviso, viola il rapporto di fiducia con il lettore.
Tema etico a parte, dobbiamo dire che il ghostwriter non è solo uno scrittore. Immaginate un personaggio famoso che vuole un’autobiografia e che tutti conoscono perché è ovunque come il prezzemolo. Il ghostwriter non solo dovrà scrivere il testo, ma dovrà farlo come se fosse stato scritto dal VIP in questione. Per farlo è necessario un profondo lavoro empatico che permetta di apprendere non solo i modi di dire, di comunicare e parlare del committente, ma anche come usarli in modo che nessuno sospetti l’inganno.
Il ghostwriter perfetto è quello che consegna un testo a un committente talmente perfetto che la madre dello stesso non abbia il minimo dubbio che si tratta di un’opera del suo amato figliolo.
Lo scrittore fantasma è quello che c’è, ma non si vede, neppure si intravvede, tra le parole. Scrive e sparisce al tempo stesso. Un lavoro di psicologia, teatro e scrittura shakerato con due cubetti di ghiaccio.
Perché una persona sana di mente dovrebbe voler scrivere dei capolavori per farli firmare ad altri? È una domanda sacrosanta. Direi per la smania di scrivere.
I ghostwriter di solito amano buttarsi su una tastiera e dare vita a qualcosa di nuovo ogni volta, senza vincoli eterni e senza legarsi al proprio lavoro. Oggi scrivo un bestseller, domani recensisco falli di gomma per Amazon (pensate che sia una battuta, eh?).
Poi c’è il discorso della possibilità di essere pubblicati. Come ghostwriter le mie opere sono ovunque nel web e nelle librerie (lo sappiamo solo io e il committente, ma ci sono), se avessi lavorato per conto mio e proposto gli stessi testi agli editori probabilmente starei ancora aspettando una risposta.
Veniamo alle competenze. Anche queste sono piuttosto fumose e, dando per scontata la capacità di coniugare verbi in maniera corretta, di conoscere la sintassi e di ragionare su un testo, tutto il resto è parte del bagaglio personale.
Di solito ci si orienta verso le materie che si conoscono meglio (ma non è sempre così). Alcuni si specializzano in biografie, altri in generi letterari, altri ancora in manualistica. Alcuni non pubblicheranno mai un testo cartaceo limitando le loro conoscenze al mondo delle riviste online o dei blog (e in questo caso è spesso necessaria una formazione anche minima di SEO e HTML).
La cosa importante da tenere a mente è che ogni testo si rivolge a un pubblico e ha un linguaggio proprio: un articolo che parta di ambiente ha caratteristiche uniche che lo differenziano nettamente da un libro fantasy. Il testo è diverso, il pubblico è diverso, la grammatica è diversa.
Quindi, se mi chiedete quali sono le armi più utili per diventare un ghostwriter vi risponderò la curiosità e la capacità di cambiare il registro narrativo. Se non avete queste doti e non avete intenzione di affinarle dovrete trovare una nicchia di riferimento e occuparvi solo di quella; non è male ma, almeno per me, è limitante.
Il ghostwriter è, e rimane, una figura inquietante che si aggira tra le parole cercando di metterle in fila con la giusta combinazione . Se non ne hai mai percepito la presenza quando ti sei imbattuto in un libro particolarmente interessante o in un articolo che ti ha colpito, probabilmente è perché hai incontrato scrittori fantasma molto bravi nel loro lavoro.