Autore: Sabrina Fava
Marshall Bruce Mathers III è un uomo che da coniglio è diventato un leone. Da B-Rabbit si è trasformato in Eminem. Da M&M si è trasformato in Eminem. Ma dove termina la realtà e inizia la fantasia?
Il rapper statunitense ha avuto paura per maggior parte della sua vita. Si sentiva fuori posto, si sentiva sbagliato e spezzato, come ogni vero artista. 8Mile, il film basato sulla sua storia è uno spaccato di vita reale, una vita a raccapezzarsi fra droga, armi, e cercare fin in fondo alle tasche per trovare anche solo l’ombra di un misero dollaro. Tuttavia è anche un intrico fra realtà e finzione. Nel film, Eminem, deve trovare il coraggio per vomitare la sua arte in un mondo che sente estraneo, proprio come nella vita reale. Aveva solo dato un assaggio di ciò che serbava dentro, mentre sui lerci autobus della cittadina in cui viveva buttava giù qualche parola della canzone Lose yourself (Premio Oscar miglior canzone 2003), perdere se stessi. Lui era perso. Lui era deriso, era picchiato dai suoi coetanei, portava sulla fronte l’etichetta di sfigato.
Il coraggio l’ha scovato nell’ultima battle del lungometraggio, nel momento in cui ha trovato la forza per urlare chi era realmente sputando in faccia veleno agli spettatori ed è qui che ci si collega in tutto e per tutto con la realtà. Fin dall’infanzia ha vissuto in una roulotte con sua madre, la quale si destreggiava fra un uomo e l’altro dopo aver lasciato il padre del rapper. Una rocker fallita che preferiva spendere soldi al bingo e per acquistare farmaci per sballarsi invece che per sfamare suo figlio. O meglio, per i suoi figli. Una ragazzina nel film, quando in realtà il suo nome è Nathan.
Ha superato la morte del suo migliore amico, avvenuta sulla 8Mile Road in una sparatoria, dopo che un anno prima aveva girato un video in cui lasciava questo mondo nel medesimo modo. Ha superato un tentativo di suicidio, il dannato destino voleva fargli fare un altro passo. Ed Eminem ha incespicato sui suoi stessi piedi per poi cominciare a correre. Ha cominciato a scalare le classifiche con album nei quali affrontava argomenti violenti, parlava di morte, parlava di omicidi. Il focus si è poi indirizzato altrove e le sue parole sono divenute una denuncia al mondo della musica. È stato accusato più volte dalle persone che lo circondavano, come quando Debbie Briggs-Mathers, sua madre, lo ha accusato di aver mentito nella canzone My Name Is nello spezzone di seguito: “… ho appena scoperto che mia madre si fa più di me…” e l’ha denunciato. È incredibile pensare che quella donna rimanesse sempre e comunque la sua migliore musa.
C’è un fattore determinante che resta marchiato a fuoco riguardo questo personaggio… Eminem è un anarchico, è un uomo che non potrà mai essere compreso.